MES que un’Europa - Storia di un fondo salva-stati ai tempi del Covid-19

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Fonte di discussione tra le nostre diverse forze politiche, “MES” è stata la parola più utilizzate dai media nazionali dell’ultimo periodo, probabilmente seconda solo a “Covid-19” e “state a casa”. Mentre gli ultimi due concetti risultano essere decisamente più chiari da comprendere, vi è molta più confusione relativa al cosiddetto Meccanismo Europeo di Stabilità (MES).

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Cos’è il MES?

Citando il Sole 24 Ore: “Il MES (anche definito come Fondo Salva-Stati, ndr) è un’organizzazione intergovernativa che emette prestiti per fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell’Eurozona in difficoltà, in cambio di condizionalità nelle politiche economiche.” Analizzando questa definizione è possibile ricavare tutte le informazioni necessarie a fare chiarezza su questa tematica tanto dibattuta.

Organizzazione intergovernativa: ecco il primo concetto chiave da evidenziare. Non si tratta di una legge, un progetto oppure di un nuovo gruppo politico, come erroneamente fatto passare da alcuni media. Si tratta di un’organizzazione: un gruppo di governi (degli Stati EU) che mettono a disposizione dell’Unione Europea parte delle loro risorse finanziarie per fronteggiare problematiche comuni, in questo caso per combattere la recente pandemia.

Condizionalità”: questo è il secondo punto su cui soffermarsi. Si intende uno dei requisiti fondamentali richiesti dall’Unione Europea. Lo stato è obbligato ad adempiere, poiché dovrà essere in grado di adottare tutte le misure necessarie per la propria stabilità economica. Le condizioni sono dettate dall’Unione Europea in modo tale che i paesi riceventi, usino i fondi esclusivamente per migliorare la loro condizione economica.

Nato nel 2012, il MES interviene solo se si dimostra necessario salvaguardare la stabilità finanziaria dell’area dell’euro. Grecia e Cipro ne hanno usufruito di recente, ottenendone rispettivamente un prestito di €61,9 miliardi e €6,3 miliardi. Una somma di denaro in grado di risollevare le loro economie ottenuta con condizioni personalizzate in base al richiedente.

Nel 2020, la “condizionalità” passerà dall’essere una condizione definita individualmente su ogni stato ad una condizione uniforme. In altre parole, non sarà più un parametro valido solo per un particolare stato, ma un parametro valido per chiunque voglia chiedere l’aiuto del MES.

Il MES è stato, dunque, recentemente riadattato per fronteggiare la corrente situazione di crisi dovuta alla Covid-19. Come ogni strumento, presenta vantaggi e svantaggi. Questi aspetti variano a seconda dal punto di vista dello stato che li esamina e, in questo caso, saranno suddivisi in base alle esigenze e preoccupazioni dello stato italiano.

Il MES in Italia

Uno dei timori più vividi nelle menti dei nostri politici è l’arrivo della cosiddetta “Troika”: un organismo di controllo esterno formato da un rappresentante della Commissione Europea, uno della Banca Centrale Europa ed uno dal Fondo Monetario Internazionale. Si tratta di una personalità in grado di limitare pesantemente l’autonomia decisionale in materia economico-finanziaria di qualsiasi stato siano messi a capo.

Questo approccio risulta essere totalmente diverso e, in caso di un suo utilizzo, l’arrivo della cosiddetta Troika sembra improbabile per diversi motivi. Mentre ora ci ritroviamo a fronteggiare una crisi globale, ai tempi di Grecia e Cipro si fronteggiavano delle crisi interne dovute prevalentemente ad errate decisioni di gestione economica e monetaria.

Un’uulteriore rassicurazione è data da Mario Centeno, attuale referente del MES che, in una recente intervento al Parlamento Europeo, ha affermato: “non ci sarà né stigma né Troika, per chi userà il nuovo MES”, ma anzi, “una volta che avremo il mandato dei leader, cercheremo di renderlo operativo entro due settimane. Il solo requisito è sostenere spese dirette e indirette per sanità, cura e prevenzione”

Inoltre, come riportato dal Corriere Della Sera: ”l’attivazione della nuova linea di credito permetterebbe all’Italia di avere subito a disposizione 36-37 miliardi, con un risparmio annuo di interessi calcolato tra i 550 e gli 800 milioni di euro”

La situazione non è semplice e, in aggiunta, le continue divisioni interne della coalizione di maggioranza hanno portato lo scenario politico italiano nell’incertezza più generale.

I vertici EU

Il 17 Aprile è stato giorno di votazioni al Parlamento Europeo. Il voto era relativo all’applicazione di questa nuova linea di credito, oltre che all’utilizzo dei *Recovery Bond legati al Bilancio UE. Come era prevedibile, la coalizione di maggioranza dello stato italiano ha votato disgiuntamente.

Il Partito Democratico ha votato a favore, mentre Lega e Fratelli D’Italia hanno votato contro. ll Movimento 5 Stelle si è ulteriormente diviso tra favorevoli ed astenuti. La sessione si è chiusa con un nulla di fatto, rimandando l’ipotetica decisione finale alla sessione del 23 Aprile.

È stato proprio il 23 Aprile il giorno in cui, secondo comunicazione ufficiale dal presidente del Consiglio europeo, si è riuscito a trovare un accordo comune. Un patto che vada bene sia per i paesi più facoltosi, sia meno facoltosi.Un piano d’azione (comprendente anche il MES) per far fronte alla recente crisi.

“Abbiamo approvato l’accordo sulle tre importanti reti di sicurezza per i lavoratori, le imprese e gli enti sovrani, con un pacchetto del valore di 540 miliardi di euro”, afferma Charles Michel, “abbiamo chiesto che il pacchetto sia operativo a partire dal 1° giugno 2020. ”Questo primo accordo servirà per dare una risposta concreta e coordinata alle ripercussioni economiche scaturite dalla pandemia.

Mentre per quanto riguarda i Recovery Bond, bisognerà aspettare la sessione del 6 Maggio.

Il futuro è incerto

Ad oggi sappiamo che l’Unione Europea è favorevole a finanziare i propri stati. Rimangono ancora in via di definizione le modalità e le tempistiche.

Bisogna considerare, inoltre, che la richiesta di fondi è a discrezione di ogni singolo stato e, l’Italia, è ancora nella fase di valutazione.

Considerando che la situazione è in continua evoluzione e che le parti interessate sono coinvolte il negoziazioni a tempo pieno, non ci resta che auspicare in una presa di posizione netta ed in una velocità di intervento nettamente superiore a quella vista fino ad oggi.

* Un fondo garantito dall’UE, permetterebbe di emettere obbligazioni (i recovery bond), con la garanzia di bilancio UE. Questo permetterebbe una condivisione del rischio comune limitata al futuro, non comprendendo dunque i debiti passati.

Daniele Guadagnolo

Fonti:

https://argomenti.ilsole24ore.com/parolechiave/esm.html?refresh_ce=1

https://www.corriere.it/economia/risparmio/cards/mes-tutto-quello-che-non-vi-dicono-nuova-linea-credito/quali-sono-rischi-nuovo-mes.shtml

https://it.wikipedia.org/wiki/Meccanismo_europeo_di_stabilit%C3%A0

https://forbes.it/2020/04/05/mes-cose-e-come-funziona-e-perche-si-discute-tanto-delle-condizionalita/

https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2020/04/23/conclusions-by-president-charles-michel-following-the-video-conference-with-members-of-the-european-council-on-23-april-2020/

https://www.theitaliantimes.it/mondo/recovery-fund-cos-e-significato-come-funziona-recovery-bond-europeo_240420/

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