Fukushima: 10 anni dopo il disastro
È l’11 marzo 2011, quando un terremoto di magnitudo 9.0 - uno dei più forti mai registrati - colpsce il Giappone. La scossa genera uno tsunami che causa 20.000 vittime e oltre 150.000 sfollati e innesca il disastro nucleare della centrale di Fukushima.
Andiamo a vedere la situazione a dieci anni dalla tragedia.
A distanza di un decennio, sono ancora vivide le immagini del terremoto che l’11 marzo 2011 si è abbattuto sul Giappone causando migliaia di vittime e sfollati.
Il violento tsunami che ne fu generato colpì l’impianto nucleare Fukushima Dai-ichi, causando il collasso dei sistemi di raffreddamento e la conseguente perdita di controllo di tre dei reattori della centrale. Nei giorni immediatamente successivi, quattro esplosioni danneggiarono le strutture superiori dei reattori e in seguito i nuclei subirono un completo meltdown.
Un disastro nucleare a cui è stata assegnata la massima classificazione INES (livello 7), il più grave nella storia dopo Chernobyl (1986).
Per ricordare questi 10 anni il Paese ha organizzato una cerimonia alla quale hanno preso parte sia l’imperatore che il Primo Ministro. L’evento è stato necessariamente influenzato dalla pandemia in corso: i partecipanti hanno infatti adottato le ormai note misure protettive (mascherina e distanziamento) e non è stato possibile cantare insieme l’inno nazionale.
Un disastro prevedibile?
Successivamente alla catastrofico, venne nominata una commissione d’inchiesta incaricata di indagare sulla questione. Ne risultò che il disastro, se non evitato, poteva quantomeno essere previsto e quindi contenuto. Un’errata implementazione dei requisiti di sicurezza, in termini di adeguate protezioni per gli impianti e di piani per il contenimento danni e di evacuazione, uniti a una superficiale valutazione del rischio sismico furono tra gli elementi che contribuirono ad aggravare l’incidente e ad aumentare esponenzialmente il disastroso impatto.
Fukushima oggi
Nel corso dell’ultimo decennio, il Giappone ha investito oltre 30 trilioni di yen (circa 300 miliardi di dollari) nella ricostruzione della regione, decisione che tuttavia si dimostra insufficiente: l’area intorno all’ex impianto nucleare rimane ancora inabitabile e oltre 40.000 persone sono ancora sfollate.
Ogni giorno, quasi 5.000 operatori lavorano allo smantellamento dell’impianto, nel quale sono presenti ancora 800 tonnellate di detriti nei reattori; i livelli di radiazione restano elevati e lo smantellamento dell’impianto richiederà ancora decenni e altri miliardi di dollari. Infatti difficilmente la centrale potrà essere totalmente disattivata prima del 2040, anche se alcuni studiosi affermano che potrebbe essere necessario un intero secolo per normalizzare la regione.
Il Giappone e il nucleare
Fin dall’indomani della tragedia, il Giappone ha messo in discussione il ruolo del nucleare come fonte di energia nel Paese. Nonostante la nazione del Sol Levante sia un territorio piuttosto povero di naturali risorse energetiche, la sfida è quella di trovare valide ed efficaci alternative al nucleare. La popolazione si dimostra sempre più sfavorevole a questa opzione e il Giappone punta sempre di più su nuove fonti di energia. L’ambizioso obiettivo nipponico è di raggiungere una totale carbon neutrality entro il 2050, ponendosi come modello ed esempio a livello globale.
autore: Nadia Paleari
Referenze:
https://news.stanford.edu/2021/03/11/lessons-fukushima-disaster-10-years-later/
Crediti immagine:
The Fukushima I Nuclear Power Plant after the 2011 Tōhoku earthquake and tsunami. Reactor 1 to 4 from right to left.
Digital Globe
https://commons.m.wikimedia.org/wiki/File:Fukushima_I_by_Digital_Globe.jpg