Che fine ha fatto il Testamento biologico?

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La legge sul biotestamento, al momento della sua approvazione nel dicembre del 2017, fece parecchio scalpore nel nostro paese. Ma oggi questo tema così delicato non viene più ripreso dai media e dal dibattito pubblico. Facciamo un po’ di chiarezza, per capire, dopo più di un anno, a che punto siamo.

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A distanza di un anno dalla sua approvazione, sorgono spontanee alcune domande: che fine ha fatto il testamento biologico? Sappiamo di cosa stiamo parlando? Per quale motivo è scomparso dal dibattito pubblico e giornalistico? A che punto siamo con questa legge nel concreto? È possibile stabilire un primo bilancio annuale?

Animato dal mio naturale istinto di curiosità, ho pensato che potesse essere utile scrivere un breve approfondimento su uno dei più combattuti diritti civili degli ultimi anni (più precisamente, dal 2008). Il desiderio è accresciuto a seguito del rilascio di una rassegna stampa da parte dell’Associazione Luca Coscioni. Quest’ultima, infatti, ha rilevato che, a distanza di un anno, 7 cittadini su 10 non sappiano effettivamente che cosa sia il testamento biologico. “Quasi il 54% delle persone ne ha sentito parlare solo superficialmente e il 18% non ne sa nulla: quindi “non pervenuta” in sette casi su 10 e solo il 28% dice di conoscerla bene”.

Secondo un’indagine condotta da Vidas (associazione di assistenza gratuita ai malati terminali), il biotestamento viene spesso confuso con il più noto concetto di eutanasia. Prosegue la rassegna dicendo che a complicare la situazione ci sia un alto tasso di disinformazione a livello locale, soprattutto nei “Comuni [che] spesso non [sono stati capaci di trovare] risposte adeguate e questo ha creato ancora più confusione”. Si tratta, pertanto, di “una situazione che favorisce la sovrapposizione con l’altro delicatissimo tema dell’eutanasia”. Inoltre, “se il 70% degli intervistati è mediamente favorevole al testamento biologico, il 63% teme che sia uno step verso l’eutanasia” e molte persone, pur essendo favorevoli al biotestamento, tendono a posticipare la decisione, dato che non si comprende quale sia il momento giusto per farlo, se in giovane età o più avanti negli anni.

La battaglia civile del testamento biologico

Esattamente un anno fa, in data 14 dicembre 2017, è stata approvata la tanto discussa e attesa legge sul biotestamento, entrata successivamente in vigore il 31 gennaio 2018.

Molti cittadini, interessati al campo dei diritti civili e alla lotta per il raggiungimento di un riconoscimento legale del diritto all’eutanasia, si ricorderanno molto bene del lungo e travagliato percorso che ha preceduto l’approvazione del testo legislativo qui discusso. Infatti, le legge sul testamento biologico si inserisce all’interno di una lotta per i diritti civili: una causa per la quale (a prescindere dal proprio colore politico) si sono resi particolarmente attivi soprattutto gli ultimi due governi della precedente legislatura (Renzi e Gentiloni).

Sono stati proprio i diritti civili uno dei principali protagonisti del dibattito parlamentare. In alcune circostanze, è stato addirittura possibile assistere a forze politiche che, seppur diametralmente opposte, sono state capaci di trovare un punto di convergenza. Il testamento biologico non è stato esente da un lungo ostruzionismo parlamentare che si è consumano in migliaia di emendamenti. Ciononostante, alla fine ha ottenuto l’approvazione grazie a 180 voti a favore, 71 contrari e 6 astensioni, con il voto favorevole del Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e la sinistra (MDP & Sinistra Italiana-Possibile), ed il no di Lega Nord, Forza Italia e Alternativa Popolare. La vera pecca del governo Gentiloni è stata probabilmente quella di aver pensato (forse troppo ottimisticamente) di poter raggiungere i numeri necessari per l’approvazione tanto del biotestamento quanto del c.d. Ius soli entro la fine della legislatura. Un obiettivo che il governo si era proposto anzitempo.

In ogni caso, il testamento biologico si è inserito all’interno di questo ciclo di battaglie politiche nel quale i nostri precedenti parlamentari sono stati capaci, a volte addirittura all’unanimità, di creare nuove leggi a tutela dei diritti civili, fra i quali è possibile menzionare:

- Il Divorzio breve (22 aprile del 2015);

- Le Unioni civili (maggio 2016);

- La legge sul Femminicidio (11 ottobre del 2013);

- La legge sul “Dopo di noi”(14 giugno del 2016);

- Le Tutele degli orfani di crimini domestici e femminicidio (marzo 2017);

- Il Reato di tortura, (5 luglio del 2013);

- La legge sui Figli naturali, approvata con decreto legislativo che ha attuato il “principio di unicità dello stato di figlio”;

- La legge sull’ Autismo (5 agosto del 2015).

Quale categoria di diritti?

Quando parliamo di biotestamento ed eutanasia rientriamo all’interno dei c.d. “nuovi diritti” o “diritti di quarta generazione”. Ci si riferisce a libertà rivendicate più recentemente che investono soprattutto la tutela dell’ambiente, la dignità dell’uomo in un senso assai ampio del termine, le nuove tecnologie informatiche, il campo dell’informazione, la fecondazione assistita, il “suicidio assistito”, la procreazione artificiale e quindi anche la bioetica.

Eutanasia, suicidio assistito e testamento biologico

L’eutanasia è uno di quei “nuovi diritti” secondo il quale non viene rivendicato tanto il “diritto alla vita e all’integrità fisica” quanto piuttosto il “diritto e la libertà di poter disporre della propria vita”. L’eutanasia si divide in due forme, una passiva ed una attiva: nel primo caso quando ci troviamo di fronte ad una “sospensione di un trattamento necessario per mantenere in vita un paziente”, mentre emerge una forma di passività nel momento in cui viene posta fine “alla vita di un paziente, consenziente, che ne ha fatto richiesta, per il quale non si attestano possibilità di guarigione o di condurre una vita in modo dignitoso, secondo il loro personale intendimento”.

Il c.d. suicidio assistito consiste invece nell’ atto “vero e proprio che pone fine alla vita”, ove è il paziente che si incarica di compiere l’atto, con il supporto di soggetti terzi incaricati di assisterlo non solo nella fase finale ma anche in tutti gli altri servizi regolamentati quali “ricovero, preparazione delle sostanze e gestione tecnica e legale post mortem”.

Con testamento biologico si intende una “dichiarazione anticipata di volontà sui trattamenti sanitari”, una legge che permetta “a chi lo desidera di mettere a punto e registrare il DAT, la dichiarazione anticipata di trattamento, che registra le decisioni relative alle terapie e ai trattamenti sanitari cui ci si vuole (o non ci si vuole) sottoporre nel caso in cui non si sia più in grado di esprimere le proprie scelte a causa di malattie o lesioni invalidanti”.

Il Testamento biologico in Europa, brevemente

Come spiegato da Euronews, il quadro normativo a livello europeo risulta assai variegato a seconda del caso preso in esame. Vi è, comunque, un documento di riferimento chiamato Convenzione dei diritti dell’uomo e la biomedicina, altresì conosciuta come Convenzione di Oviedo (1997) che enuncia all’art. 9 il “principio della libertà di scelta dell’individuo rispetto alle cure”.

Per quanto concerne la legislazione in materia, abbiamo due gruppi di paesi:

Gruppo A: composto da Regno Unito, Austria, Croazia, Spagna, Ungheria, Belgio, Paesi Bassi, Finlandia, Svizzera, Lussemburgo, Portogallo e Germania, dove “la volontà del paziente è vincolante e può essere espressa anche prima di ammalarsi o di ritrovarsi nella condizione di non poterla più esplicitare”. Si differenzia la Francia, dove il testamento biologico risulta essere normato ma non vincolante.

Gruppo B: composto da Estonia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Latvia, Malta, Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Svezia, i Paesi dell’Europa dell’Est , Irlanda Grecia e Bulgaria, dove non risulta essere contemplata la possibilità di decidere anticipatamente l’accettazione o il rifiuto di dati trattamenti e condizioni. Prima dell’approvazione della legge, l’Italia si trovava all’interno di questo gruppo.

Un primo bilancio annuale per l’Italia

Come ben spiega l’Associazione Luca Coscioni “La legge auspica […] l’individuazione di […] una persona che rappresenti il titolare del testamento biologico nelle relazione con il medico e con le strutture sanitarie”. Secondo la stessa, in un anno di biotestamento sono state scaricati circa 30 mila moduli di richiesta.

L’associazione si sta impegnando per sensibilizzare il tema ed ha organizzato più di 180 dibattiti aperti al pubblico. Grazie al suo impegno, infatti, è stato possibile anche “approvare in via definitiva la Legge 219/2017 sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento”.

Lo scorso 1 agosto 2018, il Consiglio di Stato ha dato il via libera all’attuazione della legge. Il segretario e il tesoriere dell’associazione hanno chiesto un rafforzamento dell’operatività della legge ed una disposizione che consenta di inserire il DAT all’interno della Tessera sanitaria dei cittadini. Ciò malgrado, secondo quanto dichiarato dal comunicato stampa dello scorso 26 novembre, risulta che ci sia ancora molto lavoro da fare, soprattutto in relazione alle campagne di informazione e al decreto istitutivo della Banca dati delle DAT, necessari per una piena attuazione della legge.

Secondo l’associazione, non c’è stata una vera e propria campagna d’informazione poiché, sebbene sia stata rispettata la prima scadenza dal Ministero guidato da Giulia Grillo, pare che quest’ultima si sia limitata ad una semplice pubblicazione della notizia sul sito internet. Inoltre, il Ministero della Salute avrebbe dovuto emanare un decreto per stabilire “le modalità di registrazione delle DAT presso la banca dati”, ma a quattro mesi dall’ultima dichiarazione in materia ancora non risulta esserci traccia di tale decreto.

Come dichiarato dallo stesso comunicato, “per rintracciare un documento uscito dal Governo sul testamento biologico, dobbiamo tornare indietro al Governo Gentiloni quando il Ministero dell’Interno sostenuto da Marco Minniti, l’8 febbraio 2018, diramò una propria circolare fondamentale per chiarire il ruolo degli uffici dello stato civile e degli enti comunali circa il recepimento delle DAT”.

L’impressione è, quindi, che ci sia ancora molto lavoro da fare per una piena e completa attuazione della legge e che ci sia bisogno di più tempo affinché il tema possa entrare pienamente nella coscienza dei cittadini italiani.

FONTI:

Augusto Barbera & Carlo Fusaro, Corso di diritto pubblico, sesta edizione, Il Mulino, Bologna, 2010.

Cecilia Cacciotto, Il testamento biologico nei diversi Paesi europei, Euronews,

Luca Coscioni, Un anno di Biotestamento. Dal nostro sito scaricati circa 30 mila moduli, Associazione Luca Coscioni,

Lucia Mazzei, Biotestamento un anno dopo: 7 cittadini su 10 non sanno cos’è, Associazione Luca Coscioni,

Matteo Mainardi, Testamento biologico. A che punto siamo?, Associazione Luca Coscioni,

Redazione TPI, Che differenze ci sono tra eutanasia, suicidio assistito e testamento biologico, TPI,

Serenella Ronda, Dal biotestamento alle unioni civili. Quali sono i nuovi diritti degli italiani, Agi,

The Post, Il testamento biologico è legge, Sezione Politica.

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