I principali partiti euroscettici in Europa

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Un’ondata di euroscetticismo si è diffusa in tutto il continente europeo. Negli ultimi cinque anni vecchie e nuove forze politiche promotrici di campagne anti-UE sono riuscite a consolidarsi a tal punto da costituire un blocco elettorale che, malgrado la sua polarizzazione, accomuna numerosi paesi membri dell’UE.

Quali sono i principali partiti euroscettici in Europa? È possibile identificare una filo conduttore a livello di proposte politiche? Cercheremo di rispondere a tali domande analizzando i 12 principali partiti euroscettici europei.

FRANCIA. Fronte nazionale (ora Raggruppamento Nazionale) - leader, Marine Le Pen. Fondato su ideali politici quali conservatorismo protezionista e populismo di destra, il Fronte nazionale (FN) è un movimento anti-UE e anti-immigrazione che è cresciuto molto nei sondaggi nazionali ed europei. La sua leader, Marine Le Pen, ha dichiarato che la cittadinanza francese dovrebbe essere acquisita per “eredità o meriti” e che è contro la politica della libera circolazione garantita dallo Spazio Schengen. Prima che si tenessero le elezioni presidenziali francesi del 2017, infatti, la leader francese aveva promesso di indire un referendum su una possibile Frexit, dichiarandosi a favore del recupero della sovranità monetaria nazionale e della costruzione di una “Europa delle nazioni sovrane”. Il Fronte Nazionale ha perso le elezioni presidenziali con la vittoria di Macron, e fa ancora parte del gruppo dei deputati al Parlamento europeo denominato Europa delle Nazioni e della Libertà.

GERMANIA. Alternativa per la Germania, guidato da Jörg Meuthen e Alexander Gauland. Stiamo parlando del principale partito euroscettico tedesco, fondato su ideali politici come il conservatorismo nazionalista e il nazionalismo di estrema destra. Il partito è stato creato nel 2013 e si è proposto come un movimento anti-euro. Dal 2015 ad oggi il partito ha condotto campagne elettorali contro l’immigrazione di massa e la “islamizzazione dell’Occidente”, abbracciando posizioni xenofobe. I leader del partito hanno sempre avanzato strategie mirate a far uscire la Germania dall’UE con l’obiettivo di reintrodurre i controlli di frontiera. Fa parte del gruppo di parlamentari Europa per la Libertà e la Democrazia Diretta con UKIP e il Movimento 5 stelle.

ITALIA. Le ultime elezioni politiche tenutesi il 4 marzo 2018 hanno condotto alla formazione dell’esecutivo conosciuto come “governo giallo-verde” o “governo del cambiamento”, creatosi grazie all’alleanza politica tra Cinque Stelle e Lega Nord, attualmente le due principali forze politiche del paese. L’attuale governo gode di quasi il 60% del sostegno popolare, sebbene gli ultimi sondaggi sembrino indicare un cambiamento di marcia a livello di sostegno elettorale e indici di gradimento.

L’Euroscetticismo è alla base dell’anima politica di Cinque Stelle e Lega Nord. Tuttavia, i due partiti hanno una concezione politica di “Europa” differente.

Movimento 5 Stelle - leader, Luigi Di Maio. Il M5S si è pronunciato spesso e fermamente contro la moneta unica, così come contro il Fiscal Compact ed i poteri della BCE, proponendo (soprattutto durante il periodo di opposizione al governo della precedente legislatura) di convocare un “referendum consultivo” sull’euro. La democrazia diretta è il cuore pulsante del movimento; il Movimento, promuove infatti strumenti di democrazia diretta consentendo per esempio ai propri elettori di eleggere candidati e proporre politiche attraverso il voto online su una piattaforma chiamata “Rousseau”. È fondato su elementi di populismo e politiche antisitema, senza una chiara identità politica. Ciononostante, il M5S ha una visione “riformista” del progetto di integrazione europea. Il movimento auspica una revisione del sistema economico e politico europeo, con un cambiamento radicale delle politiche di austerità. Attualmente, il M5S fa parte dello stesso gruppo di parlamentari europei in cui milita il leader inglese Nigel Farage, principale promotore della Brexit. Luigi Di Maio ha annunciato i nomi delle cinque forze politiche con le quali stipulerà un patto in vista delle europee di maggio: si tratta di un’alleanza formale con il partito anti-crimine “Zivi Zid” (Croazia), con i polacchi di “Kukiz 15”, i finlandesi di “Liike Nyt” e i greci di “Akkel”. Stiamo parlando di partiti identificabili come “populisti” e “sovranisti”.

Lega Nord - leader, Matteo Salvini. Fondata su ideali quali regionalismo, federalismo, anti-globalismo e populismo di estrema destra, la Lega Nord può essere considerata la principale forza euroscettica in Italia ed una delle più temibili a livello europeo. Il partito di Salvini ha dichiarato ripetutamente di essere contrario alla moneta unica. Da tempo il partito conduce campagne a favore di un ritorno alla lira, dal momento che l’euro viene considerato come “un esperimento non riuscito”. Secondo Salvini, infatti, “l’euro non è un dogma” e deve essere superato. Promuove una politica anti-immigrazione, in particolare nei confronti dei movimenti migratori del Mediterraneo. Ha posizioni in netto contrasto con il ruolo sovranazionale delle istituzioni europee. Non a caso, in vista delle elezioni europee del 2019, l’obiettivo è quello di costruire un gruppo forte di europarlamentari per chiedere una revisione dei trattati europei a tutela degli interessi delle nazioni sovrane europee. Salvini sta lavorando da mesi per cercare di concordare un’uscita dall’euro in collaborazione con gli altri Stati membri dell’UE. Inoltre, secondo alcune indiscrezioni, il partito avrebbe anche redatto e pubblicato un piano B per uscire unilateralmente dall’euro qualora non riuscisse a raggiungere un accordo con Bruxelles ed i suoi alleati europei. Con lo slogan “prima gli Italiani”, il partito è cresciuto notevolmente nei sondaggi politici, raggiungendo quasi il 32% dei consensi, a scapito del M5S, rimasto al 22%. Attualmente il partito milita nello stesso gruppo europarlamentare di Marine Le Pen e sta cercando di raggiungere un accordo con i paesi di Visegrad [1], ma ha una politica europea indipendente dal M5S.

UNGHERIA. FIDESZ, Unione Civica Ungherese - leader Viktor Orbán. È un partito fondato su conservatorismo nazionalista, populismo di destra ed una forma di euroscetticismo moderato. Il voto del Parlamento europeo a favore delle sanzioni contro l’Ungheria è un fatto di assoluta rilevanza storica e giuridica. Infatti, il Parlamento europeo ha chiesto con 448 voti di avviare le procedure di attuazione dell’articolo 7 del TUE, che prevede l’applicazione di una serie di sanzioni rivolte ai paesi membri dell’UE che ne violano i valori fondamentali (fra cui, ad esempio, la perdita del diritto di voto nel Consiglio dell’UE).

Si tratta della prima volta, nella storia del processo di integrazione, che il Parlamento europeo vota a favore dell’applicazione di tale articolo. Il governo ungherese e il partito di Orban sono stati accusati di aver violato i valori fondamentali dell’UE. Orban è stato accusato di aver favorito l’ascesa di una deriva autoritaria che contrasta con il carattere democratico dell’Unione basato sul caposaldo della democrazia rappresentativa.

L’aspetto interessante di questa storia è che il partito di Orban è membro del Partito Popolare Europeo, gruppo europarlamentare ove confluiscono politici come Angela Merkel e Silvio Berlusconi. Stiamo parlando di uno dei partiti più europeisti del continente, nonché della forza politica con il maggior numero di seggi europarlamentari.

Il Partito popolare europeo ha recentemente deciso di sospendere l’adesione di Fidesz alla famiglia popolare europea. Infatti, il partito di Orban “non sarà in grado di partecipare attivamente alle decisioni interne del partito e non avrà più la possibilità di proporre candidati”. Nonostante questo, sembra che Orban non voglia lasciare ancora il PPE. La sua eventuale fuoriuscita dal gruppo del PPE, infatti, potrebbe condurre a una nuova alleanza politica parlamentare, una strategia già adottata da altri leader come Salvini e Nigel Farage.

SVEZIA. Democratici Svedesi - leader, Jimmie Åkesson. Alle ultime elezioni generali della Svezia del 2018 hanno ottenuto il terzo posto con il 17,6% dei voti espressi. Il partito è fondato su elementi di conservatorismo sociale e populismo di destra e fa parte del gruppo dei Conservatori e Riformatori Europei.

AUSTRIA. Partito della Libertà Austriaco - leader, Heinz-Christian Strache. Attualmente, si presenta come la terza forza politica austriaca e manifesta una forte ideologia conservatrice e nazionalista. Il suo leader Heinz-Christian ha condotto una campagna contro “l’islamizzazione dell’Europa” e intende vietare l’uso del burka. Il partito, che ha usato lo slogan “prima gli austriaci”, ha anche chiesto controlli di frontiera più severi e una riduzione dell’immigrazione. Fa parte dello stesso gruppo europarlamentare ove milita Marine Le Pen.

PAESI BASSI. Partito per la Libertà - leader, Geert Wilders. Un partito controverso, fondato su valori quali nazionalismo, islamofobia e populismo di destra. Il suo leader Wilders è riuscito ad imporsi come una delle figure politiche euroscettiche di maggiore popolarità a livello europeo. Nel 2005, il Partito ha promosso e condotto portato avanti la campagna elettorale contro l’approvazione della Costituzione europea. Fa parte del gruppo Europa delle Nazioni e della Libertà.

DANIMARCA. Partito popolare danese - leader, Peter Skaarup. È un movimento che è cresciuto molto negli ultimi anni grazie alle sue campagne politiche anti-immigrazione. Fondato su elementi di conservatorismo sociale e, in linea con altri partiti a livello europeo, punta ad organizzare un referendum sull’uscita dall’UE prendendo come modello il voto britannico sulla Brexit di giugno 2016. Si trova all’interno del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei.

FINLANDIA. Veri Finlandesi - leader, Timo Soini. Anche in questo caso abbiamo a che fare con un partito moderatamente euroscettico, caratterizzato da un’ideologia fondata su elementi di conservatorismo sociale e nazionalismo economico. Al centro della sua visione politica, il partito ha una politica anti-immigrazione molto rigida, assai critica nei confronti dell’UE – organismo internazionale interpretato come l’apoteosi del capitalismo più sfrenato. In linea con altri partiti europei, ha ripetutamente cercato di organizzare un referendum per uscire dall’UE. Il partito fa parte del gruppo Conservatori e Riformisti Europei.

GRECIA. Alba Dorata - leader, Nikolaos Michaloliakos. Parliamo di un partito greco che è cresciuto molto soprattutto negli anni successivi alla grave crisi economica del 2008-2009, raggiungendo il 7% dei voti nelle elezioni generali del 2015. Il partito viene descritto come neonazista, sebbene abbia spesso cercato svincolarsi da questo target politico tanto estremo. Fa parte del partito europeo di estrema destra chiamato Alleanza per la pace e la libertà.

POLONIA. Diritto e giustizia - leader, Jarosław Aleksander Kaczyński. Parliamo di un partito politico basato sui seguenti ideali politici: euroscetticismo moderato, democrazia cristiana e conservatorismo nazional-cattolico. Il partito si trova alla guida del governo polacco grazie alla vittoria delle elezioni nazionali del 2015 dove il partito si è affermato con il 39% dei voti , ottenendo 242 seggi su un totale di 460. Il leader Kaczyński intende ristabilire la pena capitale e da tempo promuove campagne contro “l’eutanasia, i matrimoni gay e la legalizzazione delle droghe”.

Come sottolineato dal quotidiano spagnolo El País, il rapporto tra i cittadini polacchi e l’Europa viene da tempo considerato ambiguo: infatti, “sebbene i cittadini apprezzino la sicurezza economica e strategica dell’Unione, la parte più vulnerabile della società civile polacca teme che una maggiore integrazione europea possa minacciare l’identità culturale e cattolica del paese”. Inoltre, non è la prima volta che il partito porta avanti campagne elettorali basate su retoriche anti-sistemiche e anti-europee mirate ad “alimentare l’orgoglio nazionale per difendere la tradizione cattolico-romana” della Polonia e a mettere in discussione i valori democratici dell’Unione. Il partito fa parte del gruppo europarlamentare Conservatori e Riformisti europei.

Alla luce di quanto sopra, è difficile identificare un blocco elettorale comune, dal momento che alcuni partiti, che si definiscono euroscettici, hanno una visione dell’Europa non necessariamente “distruttiva”, quanto piuttosto “riformista”. Inoltre, considerando il bagaglio ideologico e politico di ciascuna forza politica qui analizzata, non è escludibile che tali partiti possano tentare di costruire, tanto prima quanto a seguito delle elezioni del 23-26 di maggio, un gruppo europarlamentare volto a contrastare principalmente: 1) il fenomeno migratorio e 2) il ruolo sovranazionale dell’Unione europea (soprattutto, con riferimento alle politiche fiscali, ai parametri di Maastricht, ai poteri della BCE e alle spese di bilancio a carico dei singoli stati membri dell’UE).

Al momento, a distanza di 47 giorni dalle elezioni europee, il progetto più concreto e ambizioso è stato presentato da Matteo Salvini. In una recente conferenza tenutasi a Milano, il leader leghista ha infatti presentato la cosiddetta “Alleanza europea dei popoli e delle nazioni” mirata a creare un gruppo europarlamentare “allargato”. Come riportato dal quotidiano Il Post, “la nuova formazione […] partirà dal gruppo europeo ENF, che attualmente comprende gran parte dei partiti della destra radicale europea (tra cui anche la Lega e il Rassemblement National di Marine Le Pen) ma punta ad allargarsi a nuovi alleati”. Infatti fra i partiti più importanti che hanno accettato l’invito di Salvini sono stati identificati anche Alternativa per la Germania (AfD), così come il Partito del Popolo Danese e i Veri Finlandesi. All’incontro non era presente alcun esponente del partito polacco Diritto e Giustizia né del partito di Viktor Orbán Fidesz, al momento ancora membro del Partito Popolare Europeo. Parliamo, infatti, di forze politiche che Salvini corteggia da tempo e senza le quali difficilmente potrà costruire un’alternativa elettorale capace di contrastare il probabile asse fra PSE, PPE, Verdi e ALDE. Una sfida certamente assai difficile, ma non impossibile.

Non bisogna dimenticare che l’Italia è uno dei paesi fondatori della CEE, dell’Unione e del progetto d’integrazione europea, nonché la terza potenza economica dell’UE. L’assenza di un asse trilaterale fra Germania, Francia e Italia potrebbe risultare decisiva nella definizione di un’agenda comune europea all’interno delle istituzioni UE, con un’Italia che risulta essere sempre più a rischio di esclusione dai vertici politici europei e di un conseguente isolamento internazionale.

[1] Alleanza culturale e politica di quattro paesi appartenenti all’unione europea: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria.

Bibliografia:

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