Guida alle elezioni europee 2019

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Fra il 23 ed il 26 maggio 2019, i cittadini europei di tutti gli stati membri dell’Unione saranno chiamati alle urne per eleggere i membri del Parlamento europeo, che rimarranno in carica per i prossimi cinque anni.

Molti sono gli analisti che considerano queste votazioni le più importanti di tutta la storia dell’UE (da quando, nel 1979, si sono tenute le prime elezioni a suffragio universale): il neo-Parlamento si troverà infatti ad affrontare molte situazioni spinose e dovrà prendere decisioni che saranno determinanti per il futuro dell’Unione e dei suoi cittadini. La problematica sicuramente più pressante è quella che riguarda la Brexit (e l’eventuale accordo da stipulare con una fragile e confusa Gran Bretagna per evitare un’uscita hard dall’Unione), ma non meno preoccupanti risultano le minacce dell’euroscetticismo e del nazionalismo, che negli ultimi anni si stanno diffondendo a macchia d’olio in tutto il continente.

I Parlamentari eletti a maggio saranno 705, ben 46 in meno rispetto ai 751 delle ultime elezioni, svoltesi nel 2014. È stato il Parlamento stesso a decretare questa riduzione dei propri componenti in seguito alla decisione della Gran Bretagna di lasciare l’Unione; alcuni seggi sono stati eliminati, mentre altri ridistribuiti tra gli Stati membri (l’Italia, ad esempio, eleggerà 76 parlamentari, tre in più rispetto al 2014).

Cosa si vota?

Il Parlamento europeo, insieme alla Commissione e al Consiglio dei Ministri, costituisce uno degli organi più importanti dell’istituzione europea e svolge funzioni che attengono principalmente alla sfera legislativa. Al contrario delle altre due istituzioni, di cui bilancia i poteri, è l’unico organo eletto direttamente dal popolo e opera costantemente per migliorare, con le sue decisioni, la vita quotidiana di ogni cittadino dell’Unione. I settori in cui si trova a legiferare ed avere influenza sono i più vari: dallo sviluppo regionale alla sicurezza alimentare, dai trasporti all’ambiente e all’energia, dalla salute alla cultura ed istruzione. Tra le decisioni più influenti ed incisive prese dal Parlamento europeo negli ultimi anni c’è stata l’abolizione del cosiddetto “roaming”, che ci permette oggi di utilizzare internet in tutta Europa senza costi aggiuntivi.

Come si vota?

Il sistema elettorale scelto è quello proporzionale: se un partito ottiene il 20% dei voti, dunque, otterrà anche all’incirca il 20% dei seggi. Grazie a questa forma di rappresentanza anche i partiti politici più piccoli e minoritari hanno possibilità di inviare i propri rappresentanti; è però imposta una soglia di sbarramento pari al 4%, ai fini di evitare un’eccessiva frammentazione (e conseguente confusione) politica.

In questa occasione, inoltre, le elezioni parlamentari rappresentano un’ulteriore passaggio significativo per il futuro dell’Unione e dei suoi cittadini. I risultati di queste votazioni avranno influenza sulla futura elezione del Presidente della Commissione, che sarà scelto tramite la procedura dello Spitzenkandidat, “candidato principale” (questo sistema è già stato utilizzato, con risultati soddisfacenti, nel 2014 per eleggere l’attuale presidente della Commissione Junker). Esso prevede che i partiti politici, prima delle elezioni, designino un candidato che ritengono idoneo per la presidenza della Commissione e che sarà poi scelto fra quelli proposti dai partiti di maggioranza una volta costituitosi il Parlamento. Così facendo, questa figura istituzionale è più legata all’esito delle elezioni e dunque alla volontà popolare.

In Italia i seggi saranno aperti dalle 7 di domenica 26 maggio, fino alle 23. AI fini delle votazioni la nostra penisola è stata suddivisa in cinque macro-circoscrizioni elettorali: nord-occidentale (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle D’Aosta), nord-orientale (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna), centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) ed insulare (Sicilia, Sardegna). Ogni partito ha presentato liste differenti per ciascuna circoscrizione ma è permesso candidarsi per più circoscrizioni (Matteo Salvini, ad esempio, è capolista in tutta Italia).

Le divisioni all’interno dell’emiciclo parlamentare sono determinate non dalla nazionalità ma dall’orientamento politico. I candidati italiani (e quelli di ogni altro signolo stato nazioanle) si presentano come rappresentanti di un partito o, eventualmente, di una coalizione, nazionali, i quali sono affiliati a uno dei nove gruppi politici presenti all’interno del Parlamento europeo (ciascun gruppo deve essere formano da almeno 25 deputati, provenienti da almeno 7 stati membri). In base quindi ai risultati raggiunti dai singoli partiti nei singoli paesi europei, si determinerà la maggioranza parlamentare, che avrà il compito di tutelare gli interessi dei cittadini fino al 2024.

Come avviene nelle “nostre” elezioni nazionali, il voto si dovrà esprimere tracciando una X sul segno corrispondente alla lista prescelta; in aggiunta si potranno anche esprimere fino a tre preferenze per i candidati della lista scelta. In questo caso, però, bisognerà prestare attenzione ad indicare candidati di entrambi i sessi (né solo donne né solo uomini, dunque), pena l’annullamento della scheda.

Di seguito una breve panoramica di tutti i gruppi attualmente presenti nel Parlamento europeo.

  • European People’s Party (PPE); politicamente si colloca nell’area di centro e centrodestra, è fortemente europeista e si basa sui valori del cristianesimo democratico e del conservatorismo liberale. Riunisce sotto la sua influenza delegazioni di ben 28 Stati membri, per un totale di 40 partiti, tra cui Forza Italia (con capolista Silvio Berlusconi per le circoscrizioni di nord-ovest, nord-est e sud). Attualmente detiene il maggior numero di seggi e risulta essere il gruppo più influente all’interno del Parlamento: fanno parte del PPE, infatti, il Presidente del Consiglio Donald Tusk, il Presidente della Commissione Jean Claude Junker e il Presidente del Parlamento Antonio Tajani. Le priorità individuate dai membri del PPE, sulle quali l’Europa dovrà necessariamente lavorare nei prossimi anni sono: digitalizzazione del continente, gestione della situazione migratoria e della sicurezza, sviluppo demografico.
  • Progressive Alliance of Socialists and Democrats (S&D); riunisce i partiti europei di centro-sinistra, anch’essa fortemente europeista, si fonda sui valori del progressismo e della socialdemocrazia. Vi aderiscono le delegazioni di 28 Stati membri, per un totale di 38 partiti. Tra questi anche il Partito Democratico che si presenterà in lista comune con Siamo Europei, il movimento fondato da Carlo Calenda. In vista delle elezioni il gruppo S&D ha deciso di focalizzarsi su tre tematiche fondamentali: accoglienza e migrazione (con l’elaborazione di un modello di asilo che metta al centro la solidarietà e la possibilità di un collaborazioni con l’Africa), la lotta per la difesa dell’ambiente e, in ultimo, la risoluzione di problematiche di tipo sociale, con la promozione di modelli di sviluppo sostenibili, l’eliminazione delle disuguaglianze e la rivendicazione dei diritti fondamentali.
  • European Conservatives and Reformists Group (ECR); riunisce i partiti della destra conservatrice, generalmente euroscettica e anti-federalista. Con ECR si presenterà anche Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni che, all’interno delle liste ha deciso in maniera provocatoria di inserire anche Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote del dittatore. I temi su cui si è concentrata la campagna pre-elezioni di ECR sono la sicurezza e l’aumento del potere dei singoli Parlamenti nazionali.
  • Alliance of Liberals and Democrats for Europe (ALDE); attualmente la quarta forza nell’Europarlamento, riunisce tutti i partiti liberali, fortemente europeisti, promotori del libero mercato, della globalizzazione e del multilaterialismo. Il loro progetto è quello di avvicinarsi progressivamente alla costruzione di un’Europa federale. Con ALDE si presenterà l’alleanza di +Europa e Italia in Comune, con la lista guidata da Benedetto della Vedova ed Emma Bonino.
  • Europe of Nations and Freedom (ENF); riunisce tutte le forze sovranste di estrema destra, fortemente euroscettiche, che spingono per conferire maggiore potere ai singoli stati nazionali e si battono per l’eliminazione dell’Eurozona. Molto hanno in comune con il gruppo ECR, specialmente per la trattazione di tematiche quali immigrazione, sicurezza, incremento dei poteri dei Parlamenti nazionali ma, mentre le proposte di ECR si concentrano sull’area euro-atlantica, ENF è caratterizzato da una manifesta apertura nei confronti della Russia. \ Partendo da ENF, partito al quale attualmente è associata la Lega di Matteo Salvini, il Ministro dell’Interno italiano ha intenzione di creare un nuovo gruppo parlamentare, che raccolga sotto la sua ala tutti i partiti della destra radicale, definita da Savini “patriottica” o “nazionalista”. Si chiamerà European Alliance of People and Nations (EAPN) e le sue azioni principali verteranno sulla difesa dell’identità europea (in particolare dalle minacce “dell’Islam politico” e del “multiculturalismo”) e la chiusura nei confronti dell’immigrazione.
  • Europe of Freedom and Direct Democracy (EFDD); è un gruppo di destra euroscettico e dichiaratemente populista, il cui programma osteggia il centralismo burocratico dell’UE e, come indica il nome, mira a incrementare il peso delle decisioni e la partecipazione dei cittadini europei nei processi decisionali dell’Unione. All’interno di EFDD troviamo il Movimento 5 Stelle, che anche in occasione di queste elezioni ha affidato la selezione dei candidati ai cittadini: in più di 32mila hanno votato i loro rappresentanti sulla ormai conosciuta piattaforma online Rousseau.
  • The Greens – European Free Alliance (G/EFA); riunisce tutti i partiti progressisti ed ecologisti presenti nei vari Stati dell’Unione. Il manifesto elaborato in vista delle elezioni di maggio si concentra soprattutto sulla promozione di tecniche di produzione sostenibili, sfruttamento di energia pulita, sviluppo dell’economia circolare e delle collaborazioni fra gli Stati.
  • Confederal Group of the European United Left/Nordic Green Left, (EUL/NGL); raccoglie tutti partiti che si collocano nell’area della sinistra radicale (tra cui il partito La Sinistra di Nicola Fratoianni) e combatte battaglie per la ridistribuzione della ricchezza, l’uguaglianza sociale e la protezione dell’ambiente.
  • Non-attached Members (NA); è il gruppo parlamentare in cui, per regolamento, confluiscono obbligatoriamente tutti coloro che non intendano entrare a far parte di un gruppo politico organizzato, simile per certi versi al Gruppo Misto all’interno del Parlamento italiano.

Quale Europa dopo le elezioni?

Secondo quanto riportato dall’ISPI, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, dopo le elezioni del 26 maggio la situazione all’interno del Parlamento europeo potrebbe distaccarsi da quella attuale. Le forze moderate, storicamente maggioritarie all’interno del Parlamento (PPE e S&D), sono destinate a perdere seggi (51, secondo quanto riportato dal sito di sondaggi austriaco PollOfPolls.eu) in favore degli schieramenti euroscettici, quali ENF o EFDD, che ne guadagnerebbero invece ben 39. A causa della riduzione del numero dei seggi totali per via della Brexit, si creerebbe una contingenza tale per cui, per la prima volta nella storia, l’alleanza tra popolari e socialisti non sarà in grado di raggiungere la maggioranza in Parlamento. La soluzione più probabile per questi gruppi, in questo caso, sarebbe ampliare la coalizione rivolgendosi all’ALDE e, qualora non fosse sufficiente, anche ai Verdi.

È poco probabile, dunque, che il Parlamento finisca in mano agli euroscettici, ma il crescente consenso che stanno ottenendo i partiti ostili a Bruxelles non potrà rimanere privo di conseguenze. È infatti prevedibile un inasprimento dei rapporti tra il Parlamento ed il Consiglio europeo (costituito dai rappresentanti dei singoli stati nazionali, tra i quali aumentano i sostenitori del nazionalismo), con esiti potenzialmente difficili da gestire. Inoltre una crescente frammentazione all’interno del Parlamento stesso potrebbe rendere molto più difficile prendere decisioni condivise.

FONTI:

CREDITI IMMAGINE:

European Flag, by Rock Cohen, CC BY 2.0

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