Elezioni europee - che cosa raccontano i risultati del voto europeo?

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OPINIONE

Le bandiere delle nazioni dell'Unione Europea

Ci sono due immagini che, all’indomani delle elezioni europee del 23-26 maggio 2019, mi hanno colpito, in quanto molto emblematiche e in grado di fornire due interpretazioni opposte fra loro dei risultati del voto europeo. Due interpretazioni, a mio avviso, non veritiere ma nemmeno del tutto infondate.

La prima immagine mostra il vice-premier e ministro dell’interno italiano, Matteo Salvini, baciare un rosario nel celebrare l’innegabile vittoria della Lega alle elezioni europee italiane. “Io non ho affidato al cuore immacolato di Maria un voto o il successo di un partito, ma il futuro e il destino di un Paese e di un Continente” afferma il leader della Lega.

Con il richiamo alle radici cattoliche del continente europeo, Matteo Salvini ha tentato durante la campagna elettorale di identificare nel cattolicesimo integralista l’elemento collante dei diversi partiti “euroscettici” del continente europeo. Termine, “euroscettico”, molto generico - al punto da essere utilizzato dal Presidente della Commissione Junker stesso nell’indicare le sue posizioni - e che sottolinea la difficoltà di trovare un minimo comun denominatore nel panorama anti-europeista. Piuttosto che euroscettici, così come “nazionalisti” o “populisti”, preferisco riferirmi ai partiti che hanno tentato l’assalto ai palazzi europei in queste elezioni come a partiti di estrema destra. Sebbene il panorama dell’euroscetticismo in certi casi trascenda gli schieramenti politici, andando a caratterizzare anche alcuni partiti di estrema sinistra, durante la recente campagna elettorale ad attirare le attenzioni mediatiche per le loro posizioni contrarie al progetto europeo sono stati soprattutto partiti afferenti alla sfera dell’estrema destra.

I partiti di estrema destra europei hanno presentato le elezioni europee del 2019 come quelle della rivincita del “popolo” sui grigi e distanti burocrati di Bruxelles. La strategia adottata è stata solo in parte vincente. I partiti di estrema destra europei hanno infatti avuto risultati molto disomogenei nei diversi Paesi Membri dell’UE: se si escludono le vittorie della Lega in Italia, di Diritto e Giustizia in Polonia, di Fidesz in Ungheria e del partito fiammingo Vlaams Belang in Belgio, negli altri Paesi membri i partiti di estrema destra hanno avuto esiti contenuti. In totale, questi partiti destra non solo non hanno raggiunto la maggioranza in Parlamento, fermandosi al di sotto del 20% dei 751 europarlamentari, ma non hanno nemmeno ottenuto un peso tale da avere un rilievo nella formazione delle future maggioranze parlamentari. A conti fatti, anche a questa legislatura queste forze politiche manterranno un ruolo minoritario, senza davvero riuscire ad influenzare in alcun modo i lavori del Parlamento.

Ad indebolire ulteriormente il peso delle forze europee di estrema destra nell’europarlamento è la loro forte disomogeneità. Alle elezioni europee del 2014, il fil rouge che univa numerosi di questi partiti era il desiderio di uscire dall’Unione Europea. L’ormai evidente fiasco della Brexit, i cui continui posticipi hanno costretto la Gran Bretagna a partecipare alle elezioni europee e la Premier May a dimettersi, ha costretto i partiti “pro-exit” a cambiare strategia: il tema dell’uscita non solo dall’UE, ma anche dall’euro, è sparito dai programmi elettorali dei partiti di estrema destra europei, sostituito dall’idea molto più istituzionale e mainstream di restare “in Europa per cambiare tutto”, per citare il partito italiano Fratelli d’Italia. Venuto a mancare questo elemento collante, le differenze sostanziali tra i diversi partiti di estrema destra europei sono diventate evidenti e incolmabili. Formare una forza unica di stampo “sovranista” e “nazionalista” a livello europeo si è dimostrato impossibile, notando in particolare come anche sui temi più ricorrenti, quali immigrazione e austerity, non è stato possibile trovare un accordo tra le forze europee. Proprio per questo Matteo Salvini ha cercato di individuare nel richiamo alle radici cristiane il nuovo punto comune di forza nell’universo di estrema destra europeo.

Sebbene alcuni dei più noti e vincenti partiti di estrema destra europei, quali la Lega di Salvini e il Rassemblement National di Le Pen, si siano uniti in un nuovo partito europeo, l’Alleanza europea dei popoli e delle nazioni (AEPN), le forze politiche afferenti all’estrema destra nel Parlamento europeo orbitano in diversi gruppi politici: dai Conservatori e Riformisti Europei (i polacchi di Diritto e Giustizia e gli italiani di Fratelli d’Italia) ad Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (il nuovo e vincente partito di Farage in Gran Bretagna, il Brexit Party, afferisce in principio al gruppo creato assieme al Movimento 5 Stelle dal partito UKIP nel 2014), fino al Partito Popolare Europeo (il partito ungherese di Orban, Fidesz, nonostante la recente sospensione ne fa ancora ufficialmente parte).

A causa della forte disomogeneità e della mancanza di una visione comune sul futuro dell’Europa, i partiti di estrema destra sono usciti sì rafforzati, ma frammentati nel panorama della destra europea. In particolare, L’AEPN, pensato come futura casa dei partiti di estrema destra di tutta Europa, è tuttora fermo a 73 eurodeputati provenienti da 9 Paesi Membri, meno del 10% dei seggi del Parlamento. Appellarsi al cuore di Maria e ai santi Patroni d’Europa sembra non esser bastato per ottenere una voce forte e comune nel Parlamento europeo.

Tutti questi elementi non adombrano il fatto che i partiti di estrema destra in Europa abbiano vissuto una costante, seppur disomogenea, crescita, avendo ottenuto in queste elezioni il miglior risultato della loro storia. Allo stesso tempo tuttavia, i risultati delle elezioni europee hanno dimostrato che l’onda nera, pur avanzando, non ha raggiunto il cuore dell’Unione, portando molti commentatori ad affermare con sollievo: “l’Europa resiste”.

“Europe resists” è proprio la scritta che campeggia in primo piano della seconda immagine significativa di queste elezioni, di fronte all’entrata del Parlamento Europeo a Bruxelles.

La sensazione di sopravvivenza e di sollievo ha conquistato molti “europeisti”. Come “euroscettico”, il termine “europeista” è alquanto vago e indefinito, ma a differenza della sostanziale coincidenza fra gli euroscettici più convinti e i partiti di estrema destra, gli europeisti sono presenti in diversi schieramenti politici, con particolare convergenza nei partiti moderati e liberali. La difficoltà di connotare l’“europeista” modello è l’essenza del concetto stesso di Unione Europea, che ha come motto “uniti nella diversità”. Allo stesso tempo, la vaghezza dei contenuti che definiscono un europeista rende difficile per i cittadini europei identificarsi in quanto tali. Per lungo tempo - e in alcuni Paesi, come l’Italia, ancora adesso - le elezioni europee son quindi state percepite come appuntamenti nazionali, con poca attenzione alla portata europea dei temi delle campagne elettorali.

Queste elezioni europee, però, sono state diverse. Molto più che nelle precedenti tornate elettorali, questioni riguardanti tutta la comunità europea sono state al centro del dibattito elettorale, basti pensare al tema del cambiamento climatico. Gli Spitzenkandidaten, ovvero i capilista dei partiti europei candidati per il ruolo di Presidente della Commissione, hanno cercato di farsi conoscere ai cittadini europei, anche tramite diversi dibattiti televisivi.

I risultati delle elezioni hanno confermato l’importanza che le elezioni europee hanno assunto nel dibattito pubblico e politico dell’Unione. Il dato certamente più sorprendente ed incoraggiante è il netto aumento dell’affluenza, passata dal 42% del 2014 a quasi il 51% del 2019: Per la prima volta dal 2000 (e dall’entrata dei paesi centrorientali nell’UE), ha votato più della metà degli elettori, segnando una inversione di tendenza senza precedenti. In secondo luogo, queste elezioni hanno portato ad un Parlamento europeo molto più diversificato e frammentato di quello uscente: il centro-destra (EPP) e il centro-sinistra (S&D), per la prima volta non hanno raggiunto la maggioranza assoluta. Servirà quindi un altro partito per avere una maggioranza solida. In quanto gli schieramenti né di destra, né di sinistra hanno ottenuto abbastanza voti per governare da soli, è prevedibile la formazione di una grande coalizione allargata, a cui ai socialisti e ai popolari si aggiungano o i liberali di ALDE (gran risultato con oltre 100 seggi) o i Verdi (69 seggi). Proprio questi due ultimi gruppi politici sono i più grandi vincitori delle elezioni, avendo ottenuto un sostanziale aumento di seggi.

Questa frammentazione, per quanto renderà certamente più complicata l’organizzazione dei lavori parlamentari, ha il pregio di aver portato la diversità anche all’interno dell’Europarlamento, spezzando la monotonia delle grandi coalizioni centriste degli ultimi anni. Una maggiore diversità è sintomo non solo della grande crisi che sta toccando i partiti tradizionali, ma anche di una partecipazione più consapevole dei cittadini alle elezioni, come dimostrano i dati specifici per paese: nei paesi in cui la campagna elettorale è stata incentrata su temi europei, i risultati elettorali sono più frammentati, andando a premiare solitamente i partiti liberali e i verdi, protagonisti di una vera e propria “onda verde” nei paesi del centro nord. Al contrario, i Paesi membri in cui la campagna elettorale è rimasta ingabbiata nel contesto nazionale, i risultati hanno seguito l’andamento delle elezioni nazionali, come successo in Italia.

Tutti questi elementi, a mio avviso, trasmettono un’idea di cambiamento ed evoluzione, piuttosto che di resistenza. Trovo infatti che il concetto di “resistenza” dell’Unione non riesca a trasmettere appieno la portata delle elezioni europee. Il “nemico” da quale resistere, il raggruppamento di partiti di estrema destra, non solo non è uscito vincente dalle elezioni, ma si sta auto-indebolendo a causa delle troppe differenze al suo interno. L’Unione dopo le elezioni non è uscita resistendo, tenendo duro e moribonda, ma rinvigorita e con una nuova speranza. Non esclusivamente in difesa, ma all’attacco.

La strada da fare è ancora molta, e bisogna aspettare per vedere come il variegato gruppo degli “europeisti” deciderà di collaborare. Tuttavia, da “europeista” convinto, credo che queste elezioni ci abbiano mostrato che i cittadini europei hanno la voglia di partecipare al cambiamento dell’Unione per il meglio. Ora bisogna assicurarsi che le loro, le nostre, aspettative non vengano disattese.

Marco Gerbaudo

FONTI

https://www.ilpost.it/2019/05/27/elezioni-europee-risultati-italia/

https://derstandard.at/2000088766841/EU-Kommissionspraesident-Juncker-Ich-bin-nicht-frei-von-Euroskepsis

https://ilmanifesto.it/lestrema-destra-in-europa-un-mischione-che-fatichera-a-essere-determinante/

https://www.reuters.com/article/us-eu-election-hungary-orban/hungarys-fidesz-wins-52-of-vote-orban-vows-to-halt-immigration-idUSKCN1SW062

https://www.open.online/2019/05/26/europee-2019-diretta-live-elezioni-in-belgio/

https://www.politico.eu/article/poland-law-and-justice-pis-jaroslaw-kaczynski-wins-european-election/

https://www.termometropolitico.it/1429070_giorgia-meloni-andiamo-europa-per-cambiare-tutto.html

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/05/06/elezioni-europee-europa-populismo-unione-europea/41962/

https://www.ilpost.it/2019/05/11/guida-destra-europea/

https://www.ilpost.it/2019/04/08/salvini-alleanza-sovranista-europa/

https://www.linkiesta.it/it/article/2019/05/20/elezioni-europee-salvini-meloni-le-pen/42200/

https://www.eunews.it/2019/03/20/ppe-sospende-orban-effetto-immediato-riammissione-legata-controlli-ungheria/114882

http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2019/05/31/farage-orban-dicono-no-salvini-infranto-sogno-del-grande-fronte-sovranista-ue/

https://www.telegraph.co.uk/politics/2019/05/26/eurosceptic-parties-reshape-eu-politics-strongest-showing-european/

http://www.europeanaffairs.it/blog/2019/05/03/elezioni-europee-il-dibattito-degli-spitzenkandidaten/

https://election-results.eu/

https://it.euronews.com/2019/05/27/elezioni-europee-2019-trionfo-verde-quasi-in-tutta-europa

Immagine di copertina: Dell’Unione Europea Bandiere (Pixabay License)

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