Crisi di governo: cosa è successo?

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Dalla formazione di una coalizione gialloverde nel giugno 2018, alla mozione di sfiducia mossa dalla Lega a Conte in pieno agosto fino alla recente formazione del governo M5S-Pd. Un articolo che ripercorre le tappe più importanti della nostra politica interna nell’ultimo anno.

Quando, in seguito al risultato delle elezioni del marzo 2018, l’elettorato italiano ha assistito alla nascita del governo gialloverde, non si aspettava certo che dopo soli 16 mesi uno dei due leader della coalizione uscita vincitrice (il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, leader del partito della Lega) avrebbe chiesto una mozione di sfiducia dello stesso, portando così gli italiani a riflettere nuovamente su chi potesse prendere le redini del Paese. Ad agosto di quest’anno il Capo dello Stato, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, preso atto della situazione critica, avrebbe potuto anche decidere di ritornare alle urne.

Si trattava di un’ipotesi fortemente realizzabile qualora non si fosse riusciti ad istituire una differente coalizione che assicurasse una stabilità politica al popolo italiano, o quantomeno a rafforzare e migliorare quella già esistente dal marzo 2018 tra Movimento 5 Stelle e Lega.

Che ci fosse stata una, per così dire, “alleanza forzata” tra le due forze in campo si era capito fin dall’annunciata notizia della nascita di una Terza Repubblica capitanata da due partiti ideologicamente così diversi. Nonostante però le incertezze e criticità riscontrate inizialmente, il contratto di governo da questi stipulato sembrava, per i più fiduciosi, avere le potenzialità per un governo di lunga durata.

Le iniziali strette di mano accompagnate da altrettanti sorrisi e abbracci tra l’approvazione di un d.l. e l’altro, in poco tempo si sono trasformate in tweet e post punzecchianti e critici tra i due vertici di partito Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ma anche tra i membri dei partiti stessi. Numerosi sono stati i dissensi su questioni di politica interna, come le diverse posizioni sulla Tav, o i contrasti emersi durante i vertici sulle autonomie regionali o sul decreto sicurezza bis.

È però tra maggio e giugno del 2019 che il Governo gialloverde ha affrontato le due sfide più ardue sul piano internazionale: da una parte, le elezioni per la nomina alla presidenza della Commissione Europea, e dall’altra, l’accusa mossa al Carroccio di aver ricevuto finanziamenti da parte della Russia per finanziare la propria campagna elettorale nelle europee.

La scelta dei Pentastellati di votare per la nuova presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen scatenò immediatamente l’irritazione di Matteo Salvini, il quale non ebbe esitazioni nel denunciare una presunta alleanza dei 5 Stelle con il Partito Democratico, vista la loro uguale preferenza nella scelta.

Ad allargare ulteriormente le crepe di una preannunciata rottura dell’alleanza contribuirono gli attacchi al leader della Lega mossi dagli stessi esponenti del Movimento 5 stelle che lo criticavano per non essersi presentato in aula al momento di discutere dello scandalo dei presunti finanziamenti russi. Secondo le inchieste, tali finanziamenti sono entrati nelle tasche della Lega grazie all’accordo tra i vertici vicini al Presidente Putin e Gianluca Savoini, esponente leghista e presidente dell’associazione Lombardia Russia, nonché amico e collaboratore di Matteo Salvini.

Salvini: «Pd e M5s governano già insieme a Bruxelles». \ Di Maio: «Vuole coprire lo scandalo dei presunti fondi russi alla Lega». \ Salvini: «Lascio a lui i suoi sfoghi». \ Di Maio: «Siamo stati colpiti alle spalle». \ Salvini: «Fiducia persa anche a livello personale». \ Questi sono solo alcuni dei numerosi scambi di battute che hanno per settiname alimentato la polemica tra i due partiti di maggioranza.

Insomma, verrebbe da dire che motivi di urto tra le due forze di maggioranza ci sono stati, ma persino colui che ha dato la sfiducia ha poi dimostrato che, forse, tali motivi non erano poi così gravi. Infatti Salvini ha deciso di tornare sui suoi passi ritirando la mozione di sfiducia lo stesso giorno in cui il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, asse portante del governo e per alcuni anche mediatore risolutivo tra i due viceministri, annunciava le sue dimissioni dall’incarico assunto a meno di un anno.

Per i Pentastellati, però, il danno era stato fatto e non si poteva certo tornare indietro. Si prospettavano diversi possibili scenari, tra cui anche quello di una possibile coalizione giallorossa. Nei giorni a seguire Pd e M5S si sono dimostrati propensi a creare un governo e mettere da parte gli scontri a cui siamo abituati ad assistere fuori e dentro le mura di Montecitorio.

A meno di un mese dalla notizia della rottura gialloverde, è stato proprio questo scenario a concretizzarsi. In effetti, le trattative sono state avviate subito dopo le prime consultazioni tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e i partiti.

Il sottosegretario del Pd Nicola Zingaretti, inizialmente contrario ad un secondo mandato di Conte alla presidenza del Consiglio (il cosiddetto “Conte 2”), ha poi cambiato idea, accogliendo la proposta arrivata direttamente dal leader del M5S. Questo piccolo escamotage gli ha permesso di aprire la porta ad un possibile, vantaggioso compromesso: l’ottenimento, in cambio del suo lasciapassare ad un “Conte bis”, di una sotto-segreteria alla Presidenza capitanata da soli esponenti democratici. Una mossa che non solo avrebbe tenuto fuori dai giochi il vice-ministro Luigi di Maio che sembrava proprio non voler lasciare la carica di ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, ma avrebbe anche indebolito la stessa forza pentastellata, vista la già nota simpatia di Conte per il Movimento.

Ad agitare gli animi sulla scelta della nuova squadra di governo giallorosso è stata l’ulteriore decisione del Movimento di lasciare che fossero gli iscritti della piattaforma “Rousseau”, attraverso il voto elettronico, a stabilire se la nuova alleanza tra Movimento e PD potesse formarsi.

Come strumento di democrazia diretta, infatti, su tale portale gli attivisti del M5S possono esprimersi su questioni messe al voto dal capo politico Luigi di Maio, proprio come quella appena citata. Le critiche però non sono mancate, soprattutto da esponenti del Pd circa la gestione dei dati e sulla correttezza dei risultati scaturiti dalle votazioni online su questioni così delicate.

Quasi come se avesse predetto il futuro e le discussioni che ne sarebbero derivate, Conte ha deciso di accettare l’incarico di Presidente del Consiglio ma con riserva, dando così ulteriore tempo a Zingaretti e Di Maio per discutere della questione mentre sarebbe stato impegnato negli incontri con le forze politiche in Parlamento.

Con l’approvazione del 79% degli iscritti a Rousseau, la piattaforma del Movimento e la rinuncia di Di Maio alla carica di vice-ministro, il 4 settembre 2019 Conte è salito al Quirinale sciogliendo la riserva e presentando, il giorno seguente, la nuova squadra di governo composta da 10 esponenti del M5S, 9 del PD, e 1 di LeU.

Le critiche da parte dei partiti ormai relegati a opposizione non si sono certo fatte mancare. Rinominando il nuovo esecutivo come “il governo delle poltrone”, Salvini insieme alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni ha annunciato il loro intervento in piazza a Roma il 19 ottobre, giorno della votazione della fiducia al governo entrante. Chi si è allontanato dall’idea di un’opposizione in piazza è invece il partito di Forza Italia, che preferisce manifestare il suo dissenso tra i banchi del Parlamento.

L’endorsement per il nuovo Governo è arrivato anche dai vertici europei a Bruxelles, che nel frattempo aspettano la legge di Bilancio 2020 che dovrà essere presentata ad ottobre di quest’anno.

Anche le borse italiane sembrano aver reagito bene alla nascita della nuova coalizione, con lo spread in discesa.

Quale saranno le prossime mosse del governo giallorosso? Staremo a vedere, quel che è certo è che presentandosi come il governo della discontinuità rispetto a quello precedente, il Partito democratico ha già annunciato di voler modificare il decreto Sicurezza bis tanto voluto dall’ex ministro dell’interno Matteo Salvini.

di Sabrina Crosta

Fonti: https://www.repubblica.it/politica/2019/09/02/news/governo_conte_tappe_e_totoministri-234955756/

https://video.virgilio.it/guarda-video/la-piattaforma-rousseau-del-movimento-5-stelle-cose-e-come-funziona_bc6078452220001

https://www.open.online/2019/08/31/conte-al-quirinale-a-colloquio-con-mattarella/

https://www.open.online/2019/08/31/il-pendolo-di-rousseau-perche-di-maio-sta-facendo-il-duro/

https://www.open.online/2019/09/02/partita-ministri-ultimo-borsino-nomi-donna-vicina-viminale-ripiego-di-maio/

Immagine di copertina: Di Presidenza della Repubblica, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=81896133

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