La visione ecologica e socialmente sostenibile di Nicholas Georgescu Roegen

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Secondo la bioeconomia è possibile un uso alternativo e un consumo più efficace delle fonti energetiche presenti sul nostro pianeta. Come?

Il cambiamento climatico, le tensioni internazionali, la recessione economica, il divario tra ricchi e poveri, il persistere della povertà nei Paesi Meno Sviluppati (PMS) e l’infelicità nelle società ricche sono solo alcuni dei problemi che sta attraversando la società attuale.

È nata quindi la necessità di cambiare l’economia, di cercare delle nuove forme di produzione e consumo per sfuggire a una situazione paradossale dove non è il sistema economico che dà di che vivere all’uomo, ma l’uomo che vive perché il sistema economico possa produrre (Zamberlan, 2007).

L’appoggio teorico di queste affermazioni è fornito da Nicholas Georgescu Roegen [1], padre fondatore della teoria bioeconomica, punto di partenza delle impostazioni di economia ambientale, oggi riconducibili in modo intuitivo all’economia ecologica (Zamberlan, 2007).

La teoria bioeconomica evoca una prospettiva biofisica dell’economia, concetto che si è sviluppato soprattutto nell’ultimo decennio. Tale teoria è nata dall’idea che input industriali come vari materiali, elementi chimici o energetici ecc. derivino da risorse biologiche rinnovabili e che la ricerca e le innovazioni contribuiscano alla trasformazione di un processo di sviluppo equo e solidale (D’Amato, Droste, Allen, Kettunen, Lahtinen, Korhonen, etc., 2017).

La teoria bioeconomica presume quindi che l’uomo usi in modo alternativo le risorse energetiche e quelle materiali (sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo), soprattutto paragonando l’uomo alle altre specie biologiche, che basano la loro sopravvivenza soprattutto sull’energia solare (Zamberlan, 2007).

Questa teoria ha come obiettivo studiare la scarsità delle risorse terrestri e l’impiego che hanno le fonti energetiche sul nostro pianeta; inoltre essa permette di impostare il processo economico in modo da consentire all’uomo uno stile di vita compatibile con la sopravvivenza duratura della specie (Zamberlan, 2007).

La Commissione Europea nel 2012 ha definito la bioeconomia come il prodotto delle risorse biologiche rinnovabili e la conversione di queste risorse nel valore aggiunto di un prodotto, come il cibo, i prodotti a base biologica ecc.; un prodotto che include sia i settori tradizionali (e.g. agricoltura, silvicoltura, pesca ecc.), che quelli emergenti (biotecnologici e industriali energetici) (D’Amato, Droste, Allen, Kettunen, Lahtinen, Korhonen, etc., 2017).

Nicholas Georgescu-Roegen è considerato anche padre della teoria della decrescita. Egli infatti, “prenderà le distanze” dallo sviluppo sostenibile, considerandolo un danno e mirando a dimostrare l’impossibilità che possa risolvere i problemi ambientali e di sviluppo di lungo periodo. Egli evidenzia come lo studio dell’utilizzo delle risorse (energetiche e materiali) ai fini della sopravvivenza e dello sviluppo dell’uomo non sia un problema solo economico o solo biologico, ma bioeconomico (Georgescu-Roegen, 1976).

Per spiegare la decrescita egli riparte dalla teoria neoclassica vero la quale mostra una certa insoddisfazione. Infatti, i fattori come il lavoro, la terra e il capitale (L, K, e T) egli li definirà come fondo. Ciò che caratterizza un fondo è il fatto che questo deve essere presente al termine del processo alle medesime condizioni in cui vi è entrato. Georgescu-Roegen prevede che, per validare questa ipotesi, sia necessario un certo ammontare di materia-energia (definito flusso) e che questo flusso sia utilizzato per restituire al fondo le condizioni iniziali. Vi sono due tipi di flussi, in entrata e in uscita. Le risorse naturali (mi) e i prodotti intermedi (xi) costituiscono i flussi in entrata, mentre i prodotti finiti (qi) e gli scarti (wi) riguardano i flussi in uscita (Georgescu-Roegen, 2003). Grazie alla revisione della funzione di produzione [2], Georgescu, darà una definizione base di bioeconomia e decrescita, e di come avviene lo scarto delle produzioni meno utili. Quindi si ha equilibrio ecologico attraverso flussi (materia/energia) abbinati all’etica delle scelte politiche.

Inoltre, secondo l’idea rogeriana, va reinquadrata anche la funzione di produzione neoclassica dove non viene rispettato il bilancio dei materiali. L’economista afferma che, se dovessimo rifarci solo al pensiero neoclassico, la teoria della produzione sarebbe vista come una ricetta: riducendo la quantità di farina e di uova è possibile cuocere una torta più grande semplicemente utilizzando un forno di dimensioni maggiori (oppure due cuochi al posto di uno) (Georgescu-Roegen, 2003). Nella realtà, invece difficile pensare che, a fronte di una diminuzione della quantità di farina si possa produrre lo stesso numero di pizze con l’aumento del numero di pizzaioli o di forni.

Secondo Georgescu, infatti, è possibile sostituire facilmente un elemento di fondo con un altro elemento di stessa natura, o uno di flusso con un altro elemento di flusso. I fattori di fondo e flusso sono caratterizzati, fra di loro, non da una relazione di sostituibilità, ma di complementarietà.

Di conseguenza, la sostenibilità del processo produttivo prevede flussi costanti destinati al mantenimento dei fondi. Da ciò si desume che il processo produttivo sia un rapporto tra fondi-flussi che deriva direttamente dall’applicazione delle leggi della termodinamica che lui usa nel processo economico. Infatti, con la seconda legge dell’entropia Georgescu-Roegen propone la sua critica all’idea di sviluppo sostenibile, che per i neoclassici si basa sulla nozione dello stato stazionario, ed egli confuta quest’idea. E voi cosa ne pensate? Che cos’è per voi lo sviluppo sostenibile?

Teodora Nacu


[1] Georgescu è un economista, matematico e statistico rumeno, fondatore della bioeconomia e della decrescita. È nato in Romania e si è laureato in statistica all’Università Sorbona.

[2] La funzione di produzione venne introdotta per la prima volta da Wicksteed con la formula P=f (a,b,c,..). Questa formula fu poi modificata introducendo i termini di “input e output”, che esprimono il fatto che un output deriva dagli input. Per Roegen l’accettazione incondizionata della funzione di produzione non era sufficiente, infatti egli voleva arrivare ad un’analisi più attenta. Georgescu vede due categorie di elementi: i fondi, che sono sia input sia output, vanno a collegarsi tra loro per via di uguaglianza quantitativa e sono caratterizzati da invariabilità economica, ed i flussi, che compaiono solo come input o come output, e sono necessari per far partire il processo.


Bibliografia e articoli

  • “Dall’utilità al godimento della vita: la Bioeconomia di Nicholas Georgescu-Roegen”, IPEMEdizioni.
  • D’Amato D., Droste N., Allen B., Kettunen M., Lahtinen K., Korhonen J., Leskinen P., Matthies B.D., Toppinen A., (2017), Green, circular, bio economy: A comparative analysis of sustainability avenues, Journal of Cleaner Production n.168.
  • Georgescu-Roegen Nicholas, (1976), Energia e miti economici- Energy and Economic Myths, in Energy and Economic Myths, Oxford University Press, Londra.
  • Georgescu-Roegen Nicholas, (2003), Bioeconomia – Verso un’altra economia ecologicamente e socialmente sostenibile, a cura di Mauro Bonaiuti, Bollati Boringhieri editore.

CREDITS IMMAGINI:

Copertina, da Pixabay, di Rafael_Neddermeyer

Grafico di Luigi Toscano, CC0

Immagine 1, da Pixabay, di Lyciouse

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