Coronavirus e mobilità: a Milano il futuro non è più quello di una volta
Il problema dei nostri tempi, diceva Paul Valéry, è che il futuro non è più quello di una volta. Quale miglior provocazione per rendere lo sconvolgimento suscitato dall’attuale crisi da coronavirus in tutti i settori e gli ambiti delle nostre vite? Nuove abitudini e indicazioni da adottare repentinamente, una quotidianità nuova, delimitata da restrizioni necessarie che di quotidiano sembrano avere davvero poco e all’orizzonte tanti punti interrogativi rivolti al domani.
Il Covid-19 ha impattato profondamente la nostra società e già viene descritto come uno spartiacque storico che dividerà il nostro tempo in un mondo “pre” e “post” pandemia. Ci troviamo quindi in una fase di transizione, alla quale siamo chiamati a rispondere per gettare le basi del nuovo domani, dal quale dovranno scaturire necessariamente nuove politiche, sistemi economici e habitat sociali.
Partendo dalla situazione attuale è quindi indispensabile agire delineando le linee guida dell’era post-covid, le risposte agli effetti dell’emergenza, già visibili in una pluralità di settori. La vita nelle grandi città, la loro vivibilità e in particolare il settore della mobilità rientrano senza dubbio tra i sistemi che nell’immediato devono essere rivisti e ripensati in quest’ottica.
Dal mondo accademico, Leonardo Buzzavo, professore all’Università Ca’Foscari di Imprenditorialità e Strategie, spiega come gli scenari post-Covid per il settore della mobilità dovranno essere elaborati e riscritti alla luce di “flessibilità, agilità e creatività”, non più quindi elementi “optional”, ma ingredienti essenziali per la sopravvivenza del settore.
L’esortazione a sfruttare l’attuale e critica situazione arriva anche dai vertici della politica, dove il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, nel corso di una conferenza stampa, descrive la pandemia da Coronavirus come unmomento epocale di svolta. L’emergenza deve diventare una scintilla da indirizzare per innescare il cambiamento del nostro attuale paradigma di sviluppo; questo significa accelerare le discussioni legate all’economia circolare, all’efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni, incentivando di conseguenza aziende e cittadini a spostarsi verso sistemi e soluzioni meno impattanti. Sostenibilità e risposta a Covid-19 sono infatti binari che viaggiano nella stessa direzione e il primo è uno degli elementi fondamentali su cui fare leva per fronteggiare il secondo.
Milano risponde quindi alla metaforica chiamata alle armi tramite il piano “Strade Aperte”, un modello strategico di sviluppo sostenibile della città, che intende rivederne ritmi e spazi, rendendola maggiormente vivibile, in senso ampio, anche alla luce delle esigenze di sicurezza del nuovo quotidiano.
Il programma prevede innanzitutto il riadattamento degli spazi urbani tramite un forte incentivo della mobilità attiva: già entro l’estate è infatti prevista la riconversione di 35 km di strade in piste ciclabili e aree pedonalizzate. In secondo luogo si mira ad una strategica riconversione degli spazi pubblici tramite soluzioni di adattamento “leggere, economiche, veloci e reversibili”, che permettano una ripresa delle attività commerciali in totale sicurezza. Tra queste si fa notare l’iniziativa Parklet che permetterà di recuperare parte della capienza persa all’interno di bar e ristoranti in seguito alle norme di distanziamento sociale e la parallela realizzazione di nuovi interventi di urbanistica tattica, come le pedonalizzazioni temporanee di intere aree (“Play Streets”), per favorire una maggiore fruibilità pedonale delle strade. Le arterie principali della città verranno quindi ridisegnate per non essere soggette al solo dominio del traffico automobilistico, ma anzi per favorirne una riscoperta in armonia con una rinnovata e valorizzata pedonalità e ciclabilità del capoluogo lombardo.
Il rischio di una mancata presa di posizione in questo senso è quello di una vera e propria paralisi circolatoria della città a partire dalla cosiddetta Fase 2. Se durante la prima fase, la quarantena imposta aveva infatti ridotto fortemente la congestione del traffico, e di conseguenza il livello di emissioni, nella Fase 2, con la graduale ripresa delle attività, si rischia di tornare ad una situazione anche peggiore rispetto al pre-emergenza. Milano vede infatti abitualmente il 55% dei suoi cittadini fare ricorso ai mezzi pubblici per i propri spostamenti, ma la pandemia impatterà profondamente questa radicata abitudine. Il Sindaco Sala aveva già annunciato come nella Fase 2 la capienza dei mezzi pubblici sarebbe stata ridotta al minimo (mobilità ridotta al 30% nelle ore di punta) per rispondere alle esigenze di sicurezza e distanziamento in vigore. Si prevede inoltre un forte ritorno ad un utilizzo privilegiato dell’auto privata, percepita come estensione delle mura domestiche e quindi vissuta come uno spazio sicuro.
Marco Granelli, assessore alla Mobilità e ai Lavori Pubblici, spiega chiaramente cosa questo possa comportare: “si passerà da un milione e 400 mila passeggeri al giorno sui mezzi pubblici ad un massimo di soli 400mila. Non possiamo pensare che i restanti vengano convertiti in un milione di auto”. Da qui la necessità di rispondere efficacemente a quella che altrimenti sfocerebbe in una vera e propria emergenza di vivibilità e fruibilità della città.
L’obiettivo di Strade Aperte non è quindi circoscritto unicamente alla necessità di una rapida ed efficace risposta alle sfide poste dalla pandemia, ma si inserisce invece nel quadro di una più ampia e chiara svolta green e sostenibile. Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica, conferma infatticome il progetto “Strade Aperte” fosse in cantiere già da tempo a Palazzo Marino, e come l’attuale situazione di emergenza abbia accelerato il processo in atto di rigenerazione della metropoli. Si tratta dunque di una decisa presa di posizione: la soluzione per fronteggiare l’emergenza covid-19 e il suo decorso è da ricercarsi necessariamente in alternative e iniziative sostenibili. Il “vecchio” modello non può più essere la risposta, occorre riscrivere le regole e reinventare il presente, per rispondere alle sfide di oggi con mezzi e strumenti in grado di guardare al futuro.
Strade Aperte si presenta dunque comeuno dei progetti più ambiziosi d’Europa in tema di mobilità sostenibile e risposta al Coronavirus, tanto da essere finito sulle pagine internazionali del Guardian e aver raccolto consensi ad ampio raggio, tra cui l’endorsement tramite tweet di Greta Thunberg. L’ex commissario per i trasporti di New York, Janette Sadik-Khan, si unisce agli esperti ed osservatori internazionali nell’indicare il capoluogo meneghino come una delle città di riferimento a cui guardare per affrontare il tema della mobilità nel post emergenza. “Il piano di Milano è importante perché stabilisce un modello riproducibile su scala globale” spiega Janette Sadik-Khan. “Milano inoltre si trova un mese avanti rispetto alle altre grandi metropoli nel fronteggiare l’evoluzione della pandemia e può quindi indicare la strada da seguire”. “Le città, gli Stati” prosegue “sono definiti anche dalle loro risposte agli avvenimenti storici, siano questi politici, sociali, economici o naturali. Il piano strategico proposto da Milano è quindi così importante proprio perché getta le basi per diventare un modello efficace e attuabile a livello globale. Si tratta di un’opportunità unica per rivedere da zero la mobilità e il tessuto urbano delle grandi metropoli rendendole a misura d’uomo, fruibili tramite forme di mobilità sostenibile.” “Da New York” conclude “guarderemo quindi a Milano come modello e guida di sviluppo, osservandone con estrema attenzione i prossimi passi”.
La lente d’ingrandimento internazionale mette quindi Milano sotto i riflettori, tocca ora all’Amministrazione implementare nella pratica l’ambizioso progetto e sperimentare il modello così da validarne l’attuazione anche su scala globale. “Ora tocca a noi” scriveva il sociologo Andrea Fontana nella sua ultima pubblicazione di pochi mesi fa “prepariamoci a ballare con l’Apocalisse per vivere i tempi recenti e raggiungere le stelle”: in questa fase di profonda transizione sono stati scombussolati i pilastri stessi delle nostre certezze, ma è necessario saper cambiare e reinventarsi, nell’ottica di quella capacità di adattamento squisitamente umana, per riscrivere il domani tramite atti e scelte consapevoli e mirati.
Nadia Paleari
FONTI
http://img.trk.comune.milano.it/static/105044/assets/2/30.4%20Strade%20Aperte.pdf
https://www.flickr.com/photos/comune_milano/sets/72157714104161387/
https://conoscimilano.it/2020/05/03/milano-strade-aperte-un-modello-globale/
https://www.lifegate.it/persone/news/coronavirus-ministro-costa-sviluppo