Didattica a distanza: in che modo sta influenzando il presente (e il futuro) degli studenti

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Dallo scoppio della Pandemia in Italia, nel 2019, gli studenti si sono trovati in una condizione di incertezza, costretti a continui e repentini spostamenti tra lezioni online e didattica in presenza. A partire da ottobre, consigli studenteschi e associazioni di genitori e insegnanti hanno richiesto una totale riapertura delle scuole, esponendo inoltre un disagio studentesco dato dal notevole aumento delle richieste di aiuto per ansia sociale e attacchi di panico.

Certo è che la Pandemia è stata capace di mettere a dura prova l’intero mondo scolastico, che comprende di famiglie e insegnanti, oltre che di soli studenti.

L’osservatorio Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza ha messo a punto un piano (consultabile all’indirizzo https://www.minori.gov.it/) per scongiurare l’abbandono e la dispersione scolastica preannunciata dall’impatto dei lock-down. Da ottobre in tutta Italia, contemporaneamente, gli studenti di scuole superiori e università hanno deciso di riunirsi, rigorosamente fuori dai diversi istituti, per chiedere a presidi e governatori regionali di essere ascoltati con dati alla mano, sostenendo che i contagi abbiano subito delle impennate durante i periodi di chiusura delle scuole e molti ragazzi si siano incontrati comunque nel pomeriggio, senza che questo però portasse un aumento di contagi Covid 19 nella loro fascia di età.

Ad aumentare è stato invece il disagio in cui i giovani riversano già dai tempi del primo isolamento, quando l’intero apparato scolastico si è ritrovato a dover affrontare diverse problematiche come le difficoltà tecniche, la mancanza di efficienza nei sistemi informatici ormai obsoleti e la carenza di informazioni utili ai genitori e al corpo insegnanti. Questo aspetto ha costretto i docenti a dover fare da guida ai propri ragazzi, senza avere essi stessi le idee chiare o le risposte necessarie per azionare al meglio la macchina della DAD.

Le attuali statistiche offerte da psicologi e pedagogisti e i sondaggi sottoposti ai ragazzi italiani, come ad esempio quelli presenti sul sito https://www.studenti.it/ mostrano come, anche attraverso un semplice monitoraggio dei social utilizzati dai ragazzi come Tik Tok, app particolarmente in voga fra i giovani dai 12 ai 20 anni, la creazione di contenuti riguardanti l’istruzione sia un metodo per rispondere alle incertezze e ai bisogni degli studenti.

Psicologi, pedagogisti, educatori e numerose associazioni di genitori, nella speranza di permettere alle famiglie e agli studenti una maggiore stabilità cercano di portare il problema all’attenzione del Ministero dell’Istruzione.

Anche i professori si schierano dalla parte dei loro alunni, sostenendo che la didattica a distanza sta portando ad un calo delle competenze dovuto alla mancanza di un ambiente che stimoli alla condivisione, elemento essenziale soprattutto durante la fase dello sviluppo. Inoltre, gli insegnanti combattono la loro battaglia anche sul campo della tutela alla salute e al lavoro, chiedendo un piano stabile ed eventuali tamponi se la scuola dovesse riprendere in presenza.

Un’altra domanda che necessita di una chiara risposta è il riscontro che avranno i vaccini nel panorama nell’ambiente scolastico italiano.

A fine 2020 alcune previsioni immaginavano il rientro in aula al 50% entro fine gennaio, complice l’ipotesi di completare le vaccinazioni per il personale scolastico durante il mese di marzo. È chiaro che queste previsioni si sono rivelate fin troppo ottimistiche.

L’augurio è che tutti gli istituti, dai nidi alle università, possano tornare quanto prima a vivere la loro istruzione in ambienti adeguati, con strumenti sempre più all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e portando con loro, quindi, quel poco di positivo che lascerà la Pandemia.

Alessandra Guidi

Immagine: empty chairs in theater by Nathan Dumlao on Unsplash

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