Il Parlamento europeo detta la strategia delle politiche migratorie: i visti umanitari

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Lo scorso 10 novembre il Parlamento Europeo ha approvato la proposta di iniziativa legislativa sulla creazione di visti umanitari europei, una soluzione non risolutiva ma senza dubbio efficace riguardo al “problema immigrazione”.

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Il 10 novembre il Parlamento Europeo ha approvato, con 429 voti a favore e 194 contro contrari, la proposta di iniziativa legislativa sulla creazione dei visti umanitari europei. Ora la Commissione ha tempo fino al 31 marzo 2019 per elaborare una proposta di direttiva che istituisca questa tipologia di visto. Il voto di dicembre segue il fallimento della scorsa plenaria, quando la votazione sulla proposta non raggiunse il quorum previsto di 375 voti su 750 parlamentari, probabilmente a causa della distrazione dei parlamentari alla fine di una lunga sessione di lavoro.

La proposta di iniziativa legislativa conferma l’attenzione riservata dal Parlamento Europeo nella ricerca di un modello di gestione equo e sostenibile dei flussi migratori, confermando l’importante ruolo svolto dall’istituzione nel dibattito europeo in ambito di migrazione: l’approccio del Parlamento, basato sulla solidarietà sia fra Stati Membri che verso i migranti, è stato sovente osteggiato dalle altre istituzioni europee e da alcuni degli Stati Membri stessi. Basti pensare alla riforma del Sistema di Dublino, approvata a larga maggioranza dal Parlamento europeo, ma successivamente bocciata da diversi membri del Consiglio dell’UE e quindi fatta fallire.

Di conseguenza, il Parlamento ha deciso di cambiare prospettiva, affrontando la mancanza di vie legali per arrivare in Europa con la possibilità di chiedere protezione internazionale. Non esiste finora a livello Europeo un sistema comune di ingresso legale per motivi umanitari, e solo 16 Stati Membri hanno una procedura nazionale per una qualche forma di visto umanitario. Il Parlamento stima che il 90% delle persone cui è stata concessa protezione internazionale abbia raggiunto l’UE con mezzi irregolari. A causa di questo vuoto legislativo infatti, ai migranti non viene lasciata scelta se non quella di rivolgersi a trafficanti di esseri umani, con ripercussioni immediate e negative sia in ambito sociale, economico e finanziario a livello personale, sia in ambito di sicurezza a livello statale ed europeo.

Per questi motivi, il Parlamento europeo ha ritenuto che un “sistema di visti umanitari formalizzato” a livello dell’UE avesse la potenzialità di offrire soluzioni concrete alla gestione dei flussi migratori in Europa. La proposta di iniziativa legislativa si prefigge l’obiettivo armonizzare le procedure e condizioni per il rilascio di un visto umanitario alle persone che necessitano di protezione internazionale, al fine di consentire loro di entrare nel territorio dello Stato membro che lo ha rilasciato e di presentare lì una domanda di protezione internazionale. Il Parlamento ritiene che i visti umanitari possano contribuire a combattere il traffico di esseri umani, disincentivando le partenze lungo le pericolose e incontrollate rotte migratorie verso l’UE (specialmente la rotta del Mediterraneo, teatro di molte delle oltre 34 mila persone vittime delle porte chiuse della Fortezza Europa). Allo stesso tempo, il Parlamento considera l’istituzione di un visto umanitario a livello europeo un’ulteriore garanzia che quanti arrivano per chiedere protezione non siano una minaccia per la sicurezza: la risoluzione chiarisce che i beneficiari del visto dovranno dimostrare un rischio di essere perseguitati, prevedendo che ogni richiedente sia sottoposto a un’indagine approfondita “per garantire che non costituisca un rischio per la sicurezza”.

La proposta approvata dal Parlamento è il risultato di due anni di intense negoziazioni. L’approvazione della presente proposta, formulata dal Partito dei Socialisti e Democratici (centrosinistra), è avvenuta grazie all’appoggio del Partito Popolare Europeo (centrodestra), che tuttavia ha imposto che il testo finale sui visti umanitari sia non vincolante, lasciando in capo ai singoli Stati Membri la decisione se applicarlo o meno. Nonostante questa limitazione, la proposta legislativa ha il grande pregio di affrontare la questione migratoria da una prospettiva nuova, offrendo una soluzione a due grandi problemi: da una parte, promuove una redistribuzione automatica dei richiedenti asilo fra i paesi europei più ricchi, i quali otterrebbero certamente un numero maggiore di richieste rispetto agli Stati che finora hanno subito la pressione migratoria, Italia e Grecia in primis. Dall’altra, la proposta introduce un’alternativa concreta e sicura ai costosi, pericolosi e illegali viaggi per mare, invece di limitarsi a distruggere i barconi e fare accordi con Paesi Terzi per evitare che questi viaggi vengano intrapresi.

Pur avendo ottenuto il via libera della Plenaria, la strada verso i visti umanitari europei è ancora lunga e impervia: la proposta deve essere tradotta in proposta legislativa, in forma di direttiva, ad opera discrezionale della Commissione, prima di iniziare il complicato iter legislativo che vede nel Consiglio dell’UE, sovente restio ad accogliere le ambiziose proposte del Parlamento in ambito di migrazione, nel ruolo di co-legislatore. Infine, il tempo è tiranno: pur essendoci il limite di marzo 2019 per la Commissione per formulare la proposta di direttiva, mancheranno certamente i tempi tecnici per far sì che l’attuale Parlamento europeo possa approvarla entro fine legislatura: spetterà al prossimo Parlamento europeo, risultante dalle elezioni del 26 maggio, decidere il destino dei visti umanitari europei. Come purtroppo mostrano i sondaggi sulle intenzioni di voto, la prospettiva non è delle più allettanti.

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