DOSSIER - Brexit o non Brexit? È quando il problema - Parte II
La prima parte del dossier è accessibile da qui.
E QUINDI ADESSO CHE SUCCEDE?
NEL REGNO UNITO
Il Parlamento, dopo aver scongiurato il rischio no-deal, ha iniziato ad analizzare in maniera dettagliata il Withdrawal Agreement, approvandolo in prima lettura il 22 ottobre. Questo è un grande risultato per il premier Johnson, che è riuscito a far esprimere il Parlamento favorevolmente su una qualche forma di uscita dall’Unione per la prima volta dal referendum del 2016: l’ex premier May aveva fallito per ben tre volte a far approvare l’accordo negoziato nel novembre 2018. Nella stessa giornata, questa vittoria è stata però mitigata dalla bocciatura dell’agenda di lavoro per l’approvazione dell’accordo prevista dal Governo, che sperava di ottenere il voto complessivo sull’accordo in tre giorni e quindi scongiurare in extremis un rinvio della deadline del 31 ottobre.
Dopo Il voto del 22 ottobre Johnson ha ammesso ufficialmente l’impossibilità di rispettare la deadline e quindi la necessità di un’estensione per evitare il no deal, sciogliendo ogni riserva dei leader europei e aprendo la strada all’estensione approvata il 28 ottobre. Nonostante questo boccone amaro, la bocciatura dell’agenda di lavoro è stata colta da Johnson come l’occasione per chiedere al Parlamento di andare ad elezioni anticipate: considerando le azioni della Camera dei Comuni come ennesimo rifiuto dei parlamentari di permettere il raggiungimento della Brexit secondo i tempi stabiliti, il premier ha presentato per la terza volta la richiesta di sciogliere il Parlamento ed andare ad elezioni. Prima di allora, le opposizioni si erano sempre rifiutate di assecondare la richiesta di Johnson, essendoci ancora il rischio di no-deal. Con la certezza dell’estensione fino al 31 gennaio, il 29 ottobre il Parlamento ha dato il proprio assenso a tenere le elezioni generali il prossimo 12 dicembre.
Dopo il referendum del giugno 2016 e le elezioni del giugno 2017 , il popolo britannico sarà chiamato una terza volta ad esprimersi sulla Brexit: sebbene le ultime due elezioni siano state elezioni generali, il focus quasi esclusivo dei dibattiti e dei programmi elettorati sarà la Brexit e il come, quando e se ottenerla. Il Partito Conservatore si è compattato dietro allo slogan “get Brexit done” di Boris Johnson, promettendo il rispetto della nuova deadline del 31 gennaio e l’approvazione del nuovo Withdrawal Agreement. La nuova leadership del partito, decisamente più euroscettica del Governo May, ha meno da temere il confronto col Brexit Party di Nigel Farage. Al contrario quest’ultimo, temendo di vedere i propri sostenitori migrare in massa tra le fila dei Tories, ha proposto una alleanza elettorale a Boris Johnson, da lui però rifiutata vista la sua opposizione al nuovo accordo raggiunto con l’Unione. A confermare la crisi di consensi del Brexit Party, nonostante il rifiuto di alleanza ha unilateralmente annunciato la rinuncia del suo partito a presentare candidati nei collegi vinti nelle scorse elezioni dai Conservatori, con l’obiettivo di evitare la dispersione dei voti dei sostenitori della Brexit. Questa scelta di mettere il Paese, o meglio la Brexit, prima del partito mostra il ricompattamento dei ranghi euroscettici all’interno dei Conservatori. Allo stesso tempo, la strategia di Farage si rivela non solo dannosa per il Brexit Party, ma anche sostanzialmente poco influente sugli equilibri elettorali delle prossime elezioni.
Anche il DUP farà campagna contro l’accordo raggiunto da Johnson, determinato quanto gli altri partiti dell’Irlanda del Nord a far valere la voce dei nordirlandesi in queste elezioni che avranno un grande riscontro sul loro futuro. Tra gli altri partiti “nazionalisti” britannici, da sempre il più contrario alla Brexit è lo Scottish National Party (SNP), che ha lanciato la campagna elettorale promettendo l’elaborazione di un piano per “scappare dalla Brexit”. È molto probabile che si torni a parlare d’indipendenza della Scozia come possibile via per ritornare nell’Unione.
Passando all’opposizione, i Laburisti guidati da Corbyn stanno facendo campagna con la promessa di “farla finita con Brexit entro sei mesi”. Il loro piano è molto ambizioso e prevede che, se eletto a capo del governo, il partito laburista rinegozi l’accordo con l’Unione, avendo sempre considerato quelli negoziati da May e Johnson come negativi e dannosi per i cittadini e lavoratori inglesi, e lo sottoponga a scrutinio popolare tramite referendum entro sei mesi dalle elezioni del 12 dicembre. Nonostante le numerose critiche ricevute, e la reiterata contrarietà delle istituzioni UE a rinegoziare nuovamente l’accordo, Corbyn ha difeso il suo programma come realizzabile e realistico. Diversa la strategia dei Liberal-Democratici, determinati invece a presentarsi come unico partito dichiaratamente anti-Brexit e quindi a promettere la revoca immediata dell’articolo 50 in caso di vittoria alle elezioni.
Si preannuncia una campagna elettorale combattuta e dai risultati incerti, basata su un tema divisivo e complicato quale la Brexit: i sondaggi danno i Tories di Johnson in vantaggio di dieci punti sui laburisti, ma mancano meno di tre settimane alle elezioni, e nulla va dato per scontato. Queste elezioni, per quanto importanti e necessarie per consultare i cittadini su una questione di vitale importanza, rischiano di dividere ulteriormente un paese lacerato e ormai sfinito dal dibattito sull’uscita dall’Unione, dove ognuno ha una “sua” Brexit ed un “suo” piano, ma ci sono poche certezze su se e cosa effettivamente sarà, questa Brexit.
NELL’UNIONE EUROPEA
Gli effetti della Brexit e del lungo e ancora incompleto processo per ottenerla sono evidenti nel caso del Regno Unito: instabilità politica, polarizzazione e creazione di conflitti fra i suoi cittadini, recessione economica. Tuttavia, quest’odissea britannica, e in particolare il suo ultimo prolungamento, ha ripercussioni anche per l’altra parte in causa, l’UE.
La mancata uscita del Regno Unito il 31 ottobre ha innanzitutto congelato l’assetto istituzionale dell’UE a 28 Stati, vanificando le misure prese nei mesi scorsi per riadeguarlo ad un Unione a 27. Nel Parlamento europeo siedono ancora i 73 europarlamentari britannici, la cui elezione a tempo determinato si era resa necessaria dopo la mancata Brexit il 29 marzo 2019. Questi eurodeputati rimangono con un piede a Strasburgo e l’altro sul treno per Londra, impegnati nel difficile compito di ritagliarsi un ruolo all’interno di un parlamento che dovranno presto lasciare e che da tempo si è già organizzato sulla redistribuzione dei seggi dopo la loro dipartita. La maggior novità è rappresentata dalla nuova Commissione, per la quale, stando ai piani originari, il Regno Unito non avrebbe dovuto nominare un Commissario. Tuttavia, i recenti eventi hanno spinto la neo-eletta Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, a chiedere al governo britannico di nominare un/a candidato/a commissario/a. Anche in questo caso, è difficile stabilire che ruolo possa avere un Commissario britannico quasi dimissionario all’interno della nuova Commissione: nonostante il Regno Unito non abbia ancora nominato un candidato e la Commissione abbia iniziato una procedura di infrazione, la Commissione a 27 entrerà quasi sicuramente in carica il 1 dicembre senza aspettare il collega britannico, a sottolineare la poca rilevanza e precarietà del suo ruolo.
Al di là delle conseguenze istituzionali, la Brexit sta avendo importanti conseguenze politiche sull’agenda dell’UE. Col passare del tempo, i leader europei, Jean-Claude Junker in primis, hanno iniziato a mostrare una crescente insofferenza per il procrastinare britannico. La predominanza della Brexit sull’agenda europea rischia di distogliere l’attenzione dalle questioni europee più pressanti, a partire dalla definizione del budget 2021-2027: la gestione dei fondi UE post-uscita del Regno Unito ha già causato diversi attriti tra i Paesi europei, ma ora si intravede il rischio che la Brexit non avvenga prima dell’approvazione del budget, costringendo quindi il Regno Unito a parteciparvi e vanificando gli sforzi fatti finora per coprire i fondi che verrebbero a mancare dopo il suo recesso dall’UE.
Le questioni che richiedono una coesa e decisa risposta europea sono tante: la gestione dei flussi migratori, il rilancio dell’economia europea, il controllo dello Stato di diritto nei Paesi dell’Europa dell’Est e la difesa dalla concorrenza cinese e dalla guerra commerciale con gli alleati d’oltreoceano. La speranza è che i leader europei colgano nella Brexit un’opportunità per rilanciare un modello propositivo e consensuale con cui affrontare queste questioni. Negli ultimi anni infatti, la Brexit è stata l’unica materia su cui i leader europei hanno mostrato una pragmatica unità: il capo negoziatore europeo, Michael Barnier, ha condotto i negoziati presentando l’opinione dell’Unione come una sola voce, con i 27 compatti dietro alle linee guida convenute dal Consiglio Europeo. Di questo modo, l’UE è stata in grado di condurre una strategia lineare, coerente e vincente. Purtroppo, l’entusiasmo scaturito all’inizio dei negoziati con il Regno Unito circa la nuova unità dell’Unione di fronte alle difficoltà è presto scemato, e gli ultimi mesi hanno mostrato come il modello decisionale adottato per la Brexit non sia stato adottato al di fuori del suo contesto: basti pensare allo stallo all’interno del Consiglio europeo per quanto riguarda l’avvio dei negoziati per l’accesso all’Unione di Albania e Macedonia del Nord.
Nonostante i segnali non incoraggianti, non bisogna abbandonare la speranza che l’Unione riesca ad uscire dalla Brexit ferita ma più unita. Per prima cosa però, c’è bisogno che la Brexit avvenga per davvero, nel modo più veloce ed indolore possibile.
Marco Gerbaudo
FONTI:
E QUINDI ADESSO CHE SUCCEDE?
NEL REGNO UNITO
BBC: https://www.bbc.com/news/election-2019-50311003
BBC: https://www.bbc.com/news/uk-politics-48379730
BBC: https://www.bbc.com/news/uk-politics-50216607
BBC: https://www.bbc.com/news/uk-politics-50229318
Breaking news.ie: https://www.breakingnews.ie/ireland/northern-ireland-votes-will-matter-as-never-before-in-dec-12-uk-election-960546.html
CNN: https://edition.cnn.com/uk/live-news/brexit-boris-johnson-parliament-tuesday-dle-intl/index.html
Il Post: https://www.ilpost.it/2019/11/04/nigel-farage-rielezione-dicembre-regno-unito/
Il Post: https://www.ilpost.it/2019/11/11/brexit-party-collegi-conservatori-farage-2019/
International Affairs Institute (IAI) : https://www.iai.it/en/pubblicazioni/taking-back-control-uk-parliament-and-brexit-withdrawal-negotiations
Internazionale: https://www.internazionale.it/opinione//2018/07/20/secondo-referendum-brexit
Politico.eu: https://www.politico.eu/article/blow-for-boris-johnson-as-mps-reject-his-brexit-timetable/
Politico.eu: https://www.politico.eu/article/boris-johnson-snubs-nigel-farage-over-electoral-pact/
Politico.eu: https://www.politico.eu/article/corbyn-defends-6-month-plan-end-brexit-debate/
Politico.eu: https://www.politico.eu/article/jeremy-corbyn-labour-pledges-to-get-brexit-sorted-within-six-months/
Sito del Parlamento Britannico: https://researchbriefings.parliament.uk/ResearchBriefing/Summary/CBP-7979
Sito ufficiale SNP: https://www.snp.org/nicola-sturgeons-open-letter-to-remain-voters-back-the-snp-to-escape-brexit/
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The Guardian: https://www.theguardian.com/politics/2019/nov/05/corbyn-insists-labour-brexit-stance-really-isnt-complicated
The Guardian: https://www.theguardian.com/politics/2019/oct/30/let-battle-commence-how-the-parties-are-shaping-up-for-decembers-election
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NELL’UNIONE EUROPEA
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European Parliament: http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2019/621914/IPOL_STU(2019)621914_EN.pdf
Financial Times: https://www.ft.com/content/9f580dbc-fa44-11e9-a354-36acbbb0d9b6
Il Post: https://www.ilpost.it/2019/10/23/brexit-non-finira-mai/
ISPI online: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/balcani-il-consiglio-ue-rimanda-ancora-albania-e-macedonia-23389
Politico.eu: https://www.politico.eu/article/brussels-asks-uk-to-nominate-european-commissioner/
Politico.eu: https://www.politico.eu/article/eu-transition-uncertainty-european-commission-ursula-von-der-leyen/
Politico.eu: https://www.politico.eu/article/faq-the-uk-british-role-in-the-next-european-commission-brexit-ursula-von-der-leyen/
Politico.eu: https://www.politico.eu/article/ursula-von-der-leyen-wants-new-uk-commissioner-brexit-delay/
The Constitution Unit: https://constitution-unit.com/2019/06/07/the-uncertain-role-of-the-uks-meps-in-the-new-european-parliament/
The Guardian: https://www.theguardian.com/business/2019/sep/27/brexit-uncertainty-pushes-uk-to-brink-of-recession
The London School of Economics and Political Sciences-blog: https://blogs.lse.ac.uk/brexit/2019/06/05/the-european-parliament-after-brexit-what-would-it-look-like/
CREDITI IMMAGINI:
Brexit Regno Unito Eu Gran di Tumisu (Pixabay License)
Polling Station di secretlondon123 (CC BY-SA 2.0)
Ursula von der Leyen presents her vision to MEPs - CC-BY-4.0: © European Union 2019 – Source: EP