Inquinamento e Coronavirus: il male peggiore

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L’inquinamento atmosferico provoca danni all’ambiente e anche alla salute umana. Le città restano i luoghi più a rischio data la mancanza degli spazi verdi e l’elevato consumo da parte dei cittadini che popolano le metropoli globali.

Le concentrazioni di inquinanti in Europa prima della Covid-19 erano sicuramente elevatissime, nonostante gli sforzi dell’UE negli ultimi decenni a ridurre al minimo le emissioni.

Questo articolo ha lo scopo di andare a chiarire che cosa si intende per inquinamento, come (o se) ha influito sulla diffusione della Covid-19, e quale è stato il suo impatto sull’intero ecosistema.

L’inquinamento atmosferico è dovuto ad un’alterazione della qualità dell’aria da parte di sostanze nocive che si manifestano sotto forma di gas, particelle e goccioline. Come evidenziato dall’Agenzia europea dell’ambiente, queste alterazioni atmosferiche derivano da fonti antropiche e/o di origine naturale, quali:

  • combustibili fossili dell’industria, abitazioni, trasporti ed elettricità;
  • solventi (dell’industria chimica) e dei processi in generale;
  • agricoltura;
  • trattamento dei rifiuti;
  • eruzioni vulcaniche, polveri, spuma del mare ecc. quali esempi di fonti naturali [1].

L’UE agisce su più fronti per ridurre l’inquinamento attraverso le legislazioni, il controllo dei settori più inquinanti, le autorità e per mezzo della ricerca. Infatti, da un punto di vista normativo nel 2016 il Parlamento ha approvato dei nuovi limiti nazionali che stabiliscono gli impegni nella riduzione delle emissioni di monossido di carbonio (CO) dal riscaldamento e dai trasporti, biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx), principalmente dai trasporti, composti organici volatili non metanici (COVNM), ammoniaca (NH3) dall’agricoltura, e particolato fine (PM) dall’industria, dal riscaldamento globale e dai trasporti.[2] Tali proposte mirano a ridurre l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute di circa il 50% entro il 2030. 

Ma la domanda da porsi è:

esiste un’ipotesi che l’inquinamento atmosferico possa essere stato un vettore di diffusione del Coronavirus? La risposta non è chiara, ma il dubbio è lecito. Come mostrano alcuni studi, la Pianura Padana ha in media un livello di inquinamento superiore rispetto ad altre aree dell’Italia e dell’Europa. Il fenomeno è rilevante durante i mesi invernali, in parte a causa della conformazione geografica ma anche per via delle condizioni meteorologiche, che permettono alle sostanze inquinanti disciolte nell’aria di restare. Inoltre, essendo una delle aree più densamente industrializzate d’Italia, ciò produce notevoli emissioni di sostanze inquinanti, che possono contribuire alla diffusione dei virus, delle malattie e nel tempo conducono a problemi respiratori.[3]

Secondo la World Air Quality Index, che è un progetto internazionale che misura in tempo reale lo smog in tutto il globo, l’Italia a metà mese di gennaio era il secondo Paese Europeo più inquinato dopo la Romania, che guidava la classifica.[4] In Cina, invece, troviamo il 90% delle 200 città con il più alto livello di micro-inquinanti nell’ambiente, seguita immediatamente dall’India. Ciò è quanto emerge dal rapporto 2019 World Air Quality Report, pubblicato a marzo dal IQAir Group e dal gruppo Greenpeace.[5]

Quindi è possibile che una delle cause della diffusione di questo virus sia stato l’inquinamento? In una situazione di incertezza come questa, niente è più sicuro.

Ciò che per ora è chiaro è che l’alterazione atmosferica, in seguito al blackout globale stia notevolmente rallentando. In questi giorni il web è inondato di immagini satellitari che mostrano l’evidente calo dell’inquinamento nelle grandi aree dell’Italia e nel mondo. Come illustrato dall’articolo di Focus una forte diminuzione dell’NO2 (diossido di azoto), si è registrata in Lombardia a Marzo del 2020 rispetto all’anno precedente[6]. Dunque, in attesa di studi scientifici che possano risolvere questi dubbi, il tempo a disposizione durante queste settimane ci potrà aiutare a chiarire alcuni dei pensieri, o almeno permetterci di avere una propria opinione su questo triste ma reale avvenimento. Inquinamento e Coronavirus: il male peggiore. Io vi ho lanciato la sfida, tocca a voi capire se può l’inquinamento esser stato una delle cause di rapida diffusione della Covid-19 nel nostro paese.

In conclusione, non è escluso che la contaminazione dell’aria possa agire come co-fattore peggiorativo nelle epidemie. Però la verifica di queste ipotesi non sarà immediata, richiederà ancora molti anni. Infatti, gli argomenti trattati in quest’articolo sono solo uno spunto di riflessione. L’inquinamento è accusato di essere un ulteriore veicolo di diffusione del virus e anche una causa di stress che rende vulnerabile la popolazione agli effetti dell’epidemia[7]…

e voi, cosa ne pensate?

Teodora Nacu

Note

Fonti immagini:

Covid-19 Coronavirusy L’Epidemia (Pixabay License)

Fumo Camino La Tutela Ambientale (Pixabay License)

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